Così lontani, così vicini…
Un cartello issato da una donna alla manifestazione torinese del 13 ben sottolinenava i fili misteriosi che potrebbero intrecciare le due sponde del Mediterraneo: “Egitto: grazie dell’esempio” citava la missiva auto-prodotta da un’ “indignata” capace di guardare un po’ oltre il giardino di casa. Quasi la vicenda nordafricana si sia già impressa con forza nella testa, forse più per segnare al contempo un limitre che qui da noi – così “civilizzati” ed europei – non può (non deve!) essere sorpassato che non un’idicazione da seguire e far nostra con le dovute declinazioni locali.
La prossimità e le comunanze si rifanno così distanza e grado differente, per scongiurare il possibile di una piazza che avrebbe tutti i numeri per segnare una discontinuità e fare la differenza nello stantio quadro politico nostrano.
A ben vedre però, c’è una differenza qualitativa che certo non può sfuggire ai più navigati osservatori: le piazze arabe sono state, e continuano ad essere, soprattutto il terreno di espressione del protagonismo delle nuove generazioni, dei loro bisogni radicali e implacabili di alternativa. Qui da noi, sono soprattutto le generazioni fino a ieri cullatesi nell’illusione del patto sociale fordista a pretendere di buttare giù Berlusconi con le buone maniere del richiamo alla Costituzione.
Eppure, il 14 dicembre erano stati giovani e giovanissimi a preoccupare il governo. Forse, il lontano è a volte più vicino di quanto accade appena dietro l’angolo, anche se è con questo che -umilmente- tocca sporcarsi le mani (come sempre in politica!)…
A tentare poi di porre un solco definitivo tra sollevazioni che in qualche modo arrivano a parlarsi per insondabili segnali di fumo, sono infine le dichiarazioni e i comportamenti dei governati della “democratica” Europa, i campioni dei diritti umani oltre confine, sempre pronti però a porre sotto lil segno dell’emergenza la semplice insistenza di corpi cosi evidentemente vicini da dover essere marchiati come irrimediabilemte lontani.
Rimozioni e paure di un’Europa Fortezza in fondo molto porosa, forse anche là dove i limiti si pretendono tanto definiti e insormontabili…
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