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Il 25 gennaio non partiremo per Atene!

Le elezioni in Grecia sono ormai alle porte. Di seguito si apriranno le urne in Spagna. Ad Atene si pensa già al giorno dopo. Quasi certa è una Syriza vincente che in base a una manciata di voti potrebbe essere costretta ad allearsi con qualche fazione socialista pro-austerity per avere una maggioranza “capace” di governare.

Si arriva a questo appuntamento elettorale dopo almeno due anni in cui il movimento in Grecia si è  ibernato, fatta eccezione della straordinaria prova di iniziativa antifascista militante e dell’esperienza di resistenza popolare alla Miniera d’Oro nella penisola Calcidica.

Dopo anni di conflitto sociale serrato e possente iniziato poco prima dell’omicidio di Alexis con le lotte degli studenti medi e universitari, seguito dall’insurrezione e poi da almeno 50 scioperi generali, partecipati attivamente da una parte consistente della società ellenica, fino ad arrivare all’esperienza di Piazza Syntagma e lo sviluppo di autorganizzazione molecolare sui territori successiva alla presa della piazza, le istanze anti-capitaliste e di rifiuto di massa all’austerità sono andate in ibernazione. Numerosi fattori hanno giocato per il congelamento del conflitto sociale in Grecia ma ciò che ora ci sembra rilevante considerare è il ruolo di Syriza nel lungo inverno del movimento in Grecia. A differenza di Podemos, Syriza non è una formazione partitica che ha preso corpo da una parte dei movimenti sociali, ma è cresciuta accanto e parallelamente alla piazza, per poi aumentare la divaricazione verso l’alto non appena il miserabile crollo del Pasok ha aperto uno spazio consistente nel centro-sinistra. Dal 2012 la coalizione, ormai partito, guidata da Tsipras ha riempito tutto lo spazio politico un tempo occupato dai socialisti. Questa occupazione all’interno del sistema dei partiti si è determinata anche tramite una nuova forma di relazione tra Syriza e movimento che ha prodotto una sorta di eutanasia di quest’ultimo a favore del primo. Il movimento in Grecia in quella fase si stava auto-determinando in una dinamica espansiva ed estensiva: rifluita Piazza Syntagma, con tutte le sue ambivalenti polarizzazioni, l’energia politica delle lotte si coagulava in una prassi straordinaria di mutualismo, cooperazione e conflitto sociale. E’ il tempo degli ambulatori, farmacie, mense, dispacci di alimenti autogestiti, gruppi per il riallaccio dell’acqua e dell’elettricità, e autorganizzazione continua contro il caro-vita determinato dall’austerità che in Grecia più che altrove era ed è sinonimo per molti, e fuor di retorica, di morte-certa.

Alla prassi destituente degli scioperi e della piazza occupata d’Atene si aggiungevano esperienze istituenti di buone pratiche mutualistiche e conflittuali, strumenti di radicamento territoriale formidabili che si mostreranno anche molto efficaci per accompagnare l’esercizio dell’antifascismo militante una volta emersa Alba Dorata. E’ in questo contesto che opera Syriza nel suo farsi partito: dall’alto seleziona, coopta e annette esperienze di autorganizzazione bloccandone lo sviluppo autonomo. Ciò ha giocato un ruolo nell’ibernazione della piazza, producendo una sorta di tempo dell’attesa passivo in cui “tutti aspettano cosa succederà quando Syriza andrà al governo”. Una dinamica che dovrebbe mettere in allerta anche quanti ci invitavano tra iperbole, analogie e paragoni a considerare l’esperienza sudamericana dell’ultimo decennio in cui si sperimentava l’originale rapporto tra movimento e governo, tra conflitto sociale e iniziativa riformista, e invece? E invece no, l’invito è a salire sull’aereo insieme a Pippo Civati e al signor Fassina per andare ad Atene ed applaudire la vittoria di un programma di riforma che avrebbe fatto imbarazzare anche Berlinguer, è ad andare al televoto dello Human Factor di Niki, o peggio a continuare a diventare Altro rappresentando un bel niente nella società! Ci chiediamo infatti, insieme anche ai collettivi e alle realtà più lucide del movimento in Grecia, con quale forza sociale andrà Tsipras ad imporre una revisione e ricontrattazione dei trattati europei? Qual’è questo soggetto, o questi soggetti o singolarità (fate voi!) sociali che dalla Grecia e dal Sud Europa conferiscono una spinta tale a Syriza, e poi Podemos, per battere i così detti “estremisti di centro” (che sono i coerenti interpreti di questa Unione Europea!) e avviare una ricontrattazione dei trattati che definiscono l’attuale costituzione formale dell’Europa neoliberista? E’ questo nel 2015 l’asse strategico su cui ricomporre le (scarse quanto degne) vertenze sul salario, la contrattazioni sociali sul reddito, le riappropriazioni del diritto all’abitare, le forme di autorganizzazione territoriale? La verticale del progetto politico e la strategia che dovrebbe rompere l’ordinamento neoliberista dell’Unione Europea la si costruisce, ci dicono, raccattando una dozzina di collettivi più o meno trans-nazionali insieme agli eterni sconfitti della sinistra nostrana. Facciamo la verticale con Pippo Civati? E meno male, si dice, che le lotte devono vincere… Altro che ibernazione!

Dal nostro punto di vista le lotte si vincono facendo gli interessi e soddisfacendo i bisogni dei soggetti che le praticano, i contropoteri li si valutano dal punto di vista del contropotere (consolidamento, estensività, moltiplicazione), e se assumiamo la fine della mediazione e della rappresentanza non lo facciamo ricercando strumenti utili a supplire la crisi del nemico, ma eventualmente ci domandiamo quale verticalità strategica e di progetto può aumentare la crisi della controparte e dare maggiore efficacia alla filiera delle resistenze, dei contropoteri, e delle vertenzialità autonome che ad oggi sono ancora scarse e insufficienti rispetto alla portata dell’aggressione neoliberista. La sperimentazione che ci interessa si dà su un piano autonomo di progetto di movimento cercando le risposte alla questione a partire dagli interessi di parte, della nostra parte, e lasciando ad altri di prendere l’aereo per Atene del 25 gennaio. Sarà l’Atene del movimento a dirci quando fare il biglietto per una nuova partenza collettiva…

 

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