La Repubblica dei martiri?
Il senso comune che interpreta un fenomeno qualsiasi dice sempre più del senso specifico dei fatti particolari che sono in ballo.
C’è un movimento languido di queste nostre democrazie in cui chi comanda cerca di costruire scampoli di consenso sulla compassione. Ma l’effetto di una realtà governata, raccontata e giudicata da queste “vittime” è troppo grottesco e volgare per essere credibile ai più: “le nostre inchieste sui finanziamenti ai fascisti sono scomode, così come sono scomode le nostre posizioni in favore dello ius soli (Sic) per questo siamo vittime di squadrismo”, lamentano Calabresi e Damilano dopo la mascherata inscenata da una dozzina di fascisti di Forza Nuova nel pomeriggio di ieri contro la redazione romana di Repubblica. Chi ha lacrime da versare per questi “martiri” non ha mai dovuto piangere la tragedia del lottare nella carne contro ogni forza avversa. Calabresi e Damilano: martiri di quale verità?
Il servilismo del gruppo editoriale L’Espresso nei confronti del Partito democratico, il suo essere bilancia di un equilibrio di regime è sotto gli occhi di tutti. Martiri di questa verità? Bisogna certamente nascondere una modesta statura salendo sulle spalle dei grandi simbolismi storici: “Libertà di stampa e antifascismo coincidono”, ricorda Damilano. Ah ecco… mancava la morale della favola. Ci doveva pur essere, ci eravamo troppo affezionati alla storia in formato camomilla raccontata da Paolo Mieli perché mancasse. Ma è moneta falsa che compra e rivende una merce di pregio. E quindi svaluta valori.
Più questi signori si riempiono la bocca di antifascismo più sarà una parola interdetta a chi li detesta. Più il PD si associa alle manifestazioni antifasciste più saremo costretti a un’opera senza nome per tenere i fascisti in un angolo. Non abbiamo mai contato in questo più alleati di quanti ci stanno a fianco per strada.
Nella loro durezza, i fatti politici sono definiti dagli attori in gioco e dal grado di compromissione loro e delle loro posizioni e riferimenti con ciò che non è più sopportabile agli occhi di chi osserva… eh già, lo spettacolo.
La stampa di questo paese, gli eredi della sinistra comunista italiana e l’intero quadro della compatibilità istituzionale hanno in questi tempi recenti consegnato un’agibilità inedita ai fascisti. Non piangono ora sul latte versato questi soggetti, non si stanno leccando le ferite. Continuano a sviluppare lo stesso copione per il fine della stabilità complessiva. C’é un gioco di propaganda elettorale in cui cercano adesso, disperatamente, di rappresentarsi per una fetta esigua di paese colto – quello votante, in fin dei conti – come argine (a parole!) contro il montare di una presunta marea nera.
Ma non è un gioco. Scherzano col fuoco gli interpreti di questa testimonianza farsesca e contemporanea di antifascismo. Pompano in prima pagina quattro stronzi con due torce e la maschera bianca o quegli altri a Como con la testa rasata (ma nessun tricologo democratico assegnerebbe allora su questo criterio la patente di antifascismo a Minniti!) sottovalutando l’importanza di un mondo che danno già per perso: quello che ignora il firmamento dei valori imposti dall’alto. Credono di non dover nulla a quanti hanno fatto una necessità della diserzione dei valori dominanti siano questi pure i valori della democrazia, dell’antifascismo, della libertà etc. etc e Bla Bla bla … per non farsi fottere.
È qui che ci si deve muovere. I nomi nuovi, per quello che siamo sempre stati, sapremo trovarli. L’importante è non perdere la cognizione della nostra parte. Ciò contro cui però subito bisogna schierarsi è questa operazione che regala ai fascisti una rappresentazione (falsa) di incompatibilità anti-sistemica, di critica e di capacità di scandalizzare… Per combattere i fascisti bisogna cominciare dall’essere contro questo “anti-fascismo”.
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