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Nell’arco di 48 ore dalla Spagna alla Grecia

Nell’arco di 48 ore dalla Spagna alla Grecia le piazze della lotta contro la crisi e le politiche dell’austerità sono tornate a rivoltarsi contro i rispettivi governi. Decine e centinaia di migliaia di manifestanti hanno presentato l’intero spettro, multiforme e variegato, delle figure sociali divenute il target degli spietati colpi della Troika. Pensionati, disoccupati, dipendenti pubblici, operai, lavoratori e lavoratrici delle differenti stratificazioni del terzo settore e ancora studenti, universitari e docenti sono scesi nelle strade di Madrid e poi d’Atene esprimendo rabbia e indignazione tramite pratiche differenti ma ben saldate nella prospettiva comune di liberazione dalla povertà, e dai regimi liberali che la impongono e approfondiscono.

 

48 ore di lotte, scioperi, assedi, slogan, e scontro con la polizia che indicano quanto gli ultimi mesi siano stati il tempo dell’accumulazione di forza e sperimentazione di organizzazione delle lotte, che ormai segnano la quotidianità di centinaia di migliaia di persone sia in Grecia che in Spagna.

Ad aver assediato il parlamento ieri pomeriggio a Madrid, a sfilare per il centro d’Atene con l’obiettivo di raggiungere Piazza Syntagma questa mattina, c’erano gli uomini e le donne che stanno animando i comitati dei quartieri, le tante piccole e grandi resistenze contro la svendita e per la riappropriazione del patrimonio pubblico, le esperienze di mutualità e di autogestione solidale, i collettivi di lotta e resistenza contro le differenti forme di materializzazione delle spending review varate dai governi. A puntare contro i parlamenti ci sono quelle contro-istituzionalità che si stanno facendo largo nella crisi sottraendo spazio alle decrepite istituzioni democratiche liberali alla cui difesa, una volta distrutto il welfare residuale, non restano che i poliziotti.

 

C’è un primo embrione di alternativa antagonista nelle piazze greche e spagnole, se per alternativa non intendiamo quella parola reiterata stupidamente nelle campagne elettorali e non solo, ma bensì quella pratica destituente e costituente che si oppone e delegittima (praticando altro) i sistemi della rappresentanza e della governance ai tempi dell’austerità. Alternativa è il sinonimo provocatorio di -autonomia- con cui i movimenti iniziano ad irridere il sistema delle cricche, dell’1% mentre si affanna a mantenersi a galla in una scialuppa quasi alla deriva. Non è un caso che l’instabile governo greco e il rigidissimo governo spagnolo abbiano nel primo caso ordinato alla polizia di presidiare in forze il centro di piazza Syntagma e nel secondo abbia disposto di non tollerare l’avvicinarsi dei manifestanti al palazzo del congresso. Entrambi i governi dell’austerità hanno il terrore che i movimenti si approprino della piazza in faccia ai palazzi del potere e della rappresentanza per gridargli “avete fatto da un pezzo il vostro tempo, andate via!”.

 

Le mobilitazioni di Madrid e di Atene, anche nei loro limiti, hanno avuto il merito di mostrare l’autonomia dei movimenti contro la crisi, che nella lunga durata dei processi di organizzazione delle lotte e delle molteplici forme di mutualità nei territori, sanno decidere in uno spazio condiviso quando e come tentare l’assedio ai palazzi del potere riprendendosi le piazze. E’ una capacità che è un punto di forza importante dei movimenti rispetto a dei governi instabili ed esposti sempre alla crisi per cui l’agenda politica è dettata dalla Troika e alla cui difesa, a volte, non sembra restare altro che la polizia.

 

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