Paghino i poveri!
La sfacciataggine di cui sa dar prova la classe politica nostrana è senza fondo. Mentre emergono i primi dati sulla intricatissima e ben salda rete di rapporti personali che legano il mondo della politica alla corruzione che gravita intorno al mondo di Expo 2015, l’unica urgenza che i rappresentanti (non eletti) del popolo sembrano avere in testa è scongiurare la possibilità che si apra un dibattito pubblico sulla nuova mega-opera che vedrà inghiottire miliradi di denaro pubblico (Tav docet!). Da Renzi alla Bodrini, passando per vari quadri del Pd e arrivare alle minimizzazioni del Cavaliere tutti in coda a rilasciare dichiarazioni sulla incancellabilità dell’opera buona e giusta. Chi è furbo sta zitto e aspetta che passi la bufera, come i leghisti Maroni, Salvini e Tosi che compaiono anch’essi nelle intercettazioni (del resto, si è mai potuto fare qualcosa che Lega non volesse nella Lombardia degli ultimi dieci anni?).
Con queste conferme per le mani come si può dare del “populista” al sentire popolare che sentenzia “sono tutti uguali?”.
Gli omuncoli del Pd torinesi – quelli che vogliono chiudere i centri sociali perché non hanno nenahce più la legittimità di mettere il naso fuori dalle loro sedi – fanno prova di erudizione bizantina e invitano a distinguere tra “finanziamento illecito” e “tangenti”. Andatelo a dire a chi si trova sfrattato o in procinto di veder esaurita la cassa integrazione… o a quei giovani incazzati che il 9 dicembre han quasi fatto dimettere il Prefetto e oggi si trovano privati della loro libertà!
Eh già, perché mentre queste sanguisughe senza vergogna si arrabattano per garantirsi nuove possibilità di arricchimento a nostre spese, il governo licenzia l’infame “Piano Casa” del ministro Lupi in cui non solo si legittima il distacco delle utenze per gli/le occupanti di casa ma si arriva addirittura a prevedere il cancellamento dalle liste di attesa per le case popolari per 5 anni per quanti si rendono colpevoli del crimine di lesa proprietà (di edifici vuoti). Tutto questo mentre lorsignori si spartiscono appalti miliardari per i cantieri che hanno devastato una parte di Milano, senza che probabilmente mai vedremo un completamento edilizio effettivo (ovviamente nelle carte dell’inchiesta compare anche il nome di Lupi).
In tutta questa infinita sequela di scandali, inchieste e arresti qualcosa continua però a non tornare politicamente. La Magistratura continua ad esser l’unico attore che colpisce la e a suo modo fa politica. Gli stessi politicanti che un giorno rilasciano dichiarazioni, il seguente vengono indagati.
Bonta e indipendenza dell’unico corpo sano dello Stato?
Siamo poco propensi a crederlo, vista la lentezza o assoluta assenza di procedure giudiziarie quando le denunce sono sostenute da lotte sociali radicate e consapevoli, come nel caso del movimento No Tav. Qualcosa ci dice che siamo forse nuovamente di fronte a forme di accelerazione della trasformazione istituzionale affinché, gattopardescamente, tutto cambi per restare uguale. Pregiudizialmente poco inclini a qualunque dietrologia, ci ricordiamo però bene quali furono gli esiti di Tangentopoli e il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica: dietro la pantomima della lotta anti-corruzione e la santificazione dei magistrati ci siamo trovati l’esplosione leghista e la mostruosità berlusconiana, mentre il patrimonio economico-industriale del paese veniva svenduto, privatizzato e regalato alle grandi famiglie di una nuova oligarchia nazionale. Non si tratta di massoni o cattivi onnipotenti ma di spinte centrifughe e contraddittorie che soggetti lucidi e sostenuti da poteri ben definiti possono usare per i loro fini (necessariemente opposti ai nostri).
Oggi qualcuno predica snellimento, velocità, abbattimento delle pastoie burocratiche e “riforme”…
Qualunque sia l’esito e il prodotto di queste nuove inchieste portate avanti da Magistratura e forze di polizia, in assenza di forti spinte sociali che dirigano verso un cambio di sistema radicale la risposta alla domanda del “chi paga?” sarà una e una soltanto: I POVERI!
Anche per questo #civediamolundici
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