Poletti e i remi in barca
C’è una distanza temporale di una manciata d’ore tra le dichiarazioni del ministro Poletti all’inaugurazione di Job&Orienta a Verona e i risultati del rapporto dell’Ocse, che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri, tra cui l’Italia. Eppure sembra parlino di due posti diversi.
“In Italia abbiamo un problema gigantesco: è il tempo”. Partiamo da qui: dopo aver sostenuto a più riprese che il tempo speso dai giovani italiani a formarsi sia troppo poco a scapito di quello passato in vacanza, oggi Poletti sostiene che “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”. Secondo lui il problema è che “Noi in Italia abbiamo in testa il voto, non serve a niente”.
Ma noi chi? Perchè l’ultima frase riportata, più che ai giovani – di cui il Ministro non è evidentemente parte – sembra quasi una frase rivolta alla governance che ha fatto dell’ideologia dei meritevoli uno dei suoi più subdoli criteri d’esclusione. E infatti, di quest’ultima egli fa certamente parte.
Ovviamente, il cooperativo Poletti non voleva velatamente attaccare le politiche di tagli che stanno devastando le scuole e le università armate di griglie di valutazione, la sua dichiarazione è piuttosto in perfetta tendenza con ‘il verso’ della politica del modello Renzi: quello che da anni fa ricadere costi e responsabilità della crisi su un “noi” che non comprende mai “loro”, quelli al potere.
Ancora una volta il problema non sono le mancanze di chi è profumatamente pagato per occuparsi delle risorse e delle politiche del Paese, ma di chi le subisce. Se non puoi permetterti di studiare è perché non ti meriti la borsa di studio, se sei disoccupato è perché perdi tempo, se non accedi a nessun ammortizzatore sociale è perché non ne hai bisogno.
Che il voto ‘non serve a niente’ i giovani italiani lo sanno bene. Non tanto perché c’è un mondo di esperienze che li aspetta fuori dalle aule, quanto perché non importa dove e quanto prendono come voto di laurea, la scelta sarà sempre tra disoccupato o malpagato! E infatti stando ai dati Ocse in italia la media percentuale dei giovani laureati è tra le più alte mentre quella dei ‘giovani laureati occupati’ è la più bassa.
A poco serve che Poletti chiarisca che non vuole dare del choosy o bamboccione a nessuno. Oggi il rapporto con i giovani, e con chiunque pensi di aspirare a un futuro migliore facendo sentire la propria voce, è caratterizzato da insulti ben più velati.
Non sia mai che il-potere-ai-tempi-di-matteo si metta a indicarci la rotta dall’austera distanza di una cattedra! Del resto Poletti preferisce uscire dalla barca e schierare la polizia armata, caso mai ci venisse in mente di prendere il timone!
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