InfoAut

Quello che ci (a)spetta

“Ciò che manca è il tempo, bruciato nelle parole spese vanamente, perchè il Nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta. E’ questo quello che vogliamo?”

A parlare è Giorgio Squinzi, attuale leader di Confindustria, che interviene con queste parole all’assemblea annuale degli industriali, presente il governo al gran completo. Nel discorso inaugurale il Presidente alterna auguri a bacchettate verso il nuovo esecutivo, insiste sulla necessità della “modernizzazione” del paese e l’obiettivo di battere la disoccupazione giovanile. Si compiace del fatto che “che è finito il girone di andata, che è durato per più di un decennio, quando si è pensato che l’Italia e l’Europa potessero fare a meno dell’industria”.

A prima vista potrebbero sembrare parole di buon senso, centrate su obiettivi a prima vista indiscutibili e “giusti”. Ma bisogna andare un po’ più a fondo per capire cosa si agita nelle teste dei padroni di casa nostra (non necessariamente migliori di queli che stanno in Europa o altrove). La critica dei disastri della finanziarizzzazione mira spesso a reinvocare il “buon vecchio lavoro industriale” come panacea dei mali che affliggono il belpaese. Siamo sicuri che sia proprio così, che sia quella la strada da battere? È risaputo che Padron Riva (quello dell’Ilva di Taranto) è da sempre un acerrimo detrattore del capitalismo finanziario… Dietro questi atteggiamenti e la retorica di Confindustria si nasconde quest’idea (falsa) che presuppone una rottura netta, una soluzione di continuità tra capitalismo industriale e capitalismo finanziario e non piuttosto (come ci sembra più corretto) una sua mutazione per poter continuare il processo di accumulazione sotto mutate spoglie. Il Capitale, del resto, non ha preferenze, tutto va bene purché si accumuli.

Il ritorno di investimenti sul capitalismo industriale che Confindustria richiede (quel settore del capitalismo che Confindustria rapresenta e difende) implica, tra le righe, uno schiacciamento radicale verso il basso del costo della forza-lavoro e un taglio (se possibile) ancora più drastico dei finanziamenti ala spesa pubblica e al welfare. Tra le critiche mosse al governo, sono esplicite quelle contro la scelta dell’esecutivo di sottrarre una parte di risorse del fondo per lo sviluppo (gli “aiuti alle imprese”) per destinarle alla Cassa Integrazione in deroga. Le lamentele del padronato italico sono sempre le stesse: fisco troppo cattivo (vero per il lavoro autonomo e le piccolissime imprese), costo del lavoro troppo alto (bisogna pagare meno i/le lavoratori/trici), mancato aiuto all’edilizia in crisi (il mattone su cui non si pensa mai a riconversioni e si pretende invece di rilanciare disastrosamente sui territori). “Governabilità”, “riforme”, “modernizzazione” sono le parole con cui si traducono politicamente le richieste dei padroni alla politica nazionale (che non ha più sovranità e conta poco ma può ben decidere come e dove continuare a spremere). Il Governo sta sull’attenti e risponde supinamente, garantendo di essere “dalla stessa parte” delle aziende”. E chi ne avrebbe mai dubitato?!

Le battute di questa amichevole intesa delineano bene quello che ci aspetta per i mesi a venire. Ceto politico e ceto industraile si danno la mano per intensificare lo sfruttamento di quelli che lavorano, gli altri si fottano (non a caso Squinzi fa riferimento al rischio baratro per il Nord: per i confindustriali il Sud è già abbandonato al suo destino – a meno di accettare, dove eventualmente servisse loro, condizioni alla Ilva). I signori del vapore, dell’acciaio e delle merci tangibili (che fingono di disprezzare il capitale finanziario ma vorrebbero semplicemente che finanziasse i loro interessi) si interessano solo dei buoni e docili operai/e che potranno lavorare per loro; il resto, sarà umanità in eccedenza per la quale cui non bisognerà neanche spendere i già miseri soldi destinati ai cosiddetti ammortizzatori sociali. Quando parlano di “lavoro” e di “crescita” è questo che intendono.

Torna quindi con prepotenza la questione se oggi la misura della retribuzione, del diritto all’esistenza, della possibilità di una vita degna debba essere necesariamente e solo il Lavoro, quando è evidente a tutt* che ce n’è poco di disponibile, in larga parte subìto in condizioni di merda e sotto ricatto, mentre la ricchezza sociale complessiva è tanta (ed in aumento vertiginoso per una piccola percentuale). Come notava qualche giorno fa nique-la-police su SenzaSoste (in un articolo che abbiamo anche ripreso in queste pagine) “per far si che il lavoro torni a pagare in termini di reddito si deve distruggere tanta di quella ricchezza da far impallidire i più cinici. Per fare un esempio su tutti: i lavoratori dell’auto serbi che sono tornati ad essere operai pochissimi anni fa. Dopo esserlo stato a 1000 marchi il mese ora lo sono a 400 euro. Dopo diverse guerre civili, distruzioni di capitali e città e severe ristrutturazioni economiche, sociali, politiche e organizzative. Davvero meglio che il lavoro non torni a rendere in Italia visto ciò che ci vuole per farlo rendere”.

Se questo è quello che ci apetta, tocca a noi rimettere al centro quello che ci spetta.

 

Infoaut

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

confindustriacrisiprecariato socialereddito

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Il lavoratore inesistente

La retorica della destra sul movimento “Blocchiamo tutto” ci racconta meglio di ogni saggio la visione dominante sul ruolo dei lavoratori e delle lavoratrici nella società: farsi sfruttare, consumare e stare muti.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Alcune riflessioni a caldo su “Blocchiamo tutto”

E’ quasi impossibile fare un bilancio organico di queste giornate incredibili. Il movimento “Blocchiamo tutto” ha rappresentato una vera discontinuità politica e sociale nella storia italiana.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

La guerra è pace

Uno dei famosi slogan incisi sul Ministero della Verità del romanzo di George Orwell “1984” recita così.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

Meloni difende a spada tratta l’agito del governo su Gaza e attiva la macchina del fango nei confronti della Global Sumud Flotilla e del movimento Blocchiamo tutto.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sullo sciopero generale del 22 settembre una giornata di resistenza e lotta – Milano

Il 22 settembre, in occasione dello sciopero generale nazionale, le piazze di diverse città italiane sono state attraversate da movimenti di massa che hanno dato vita a cortei, scioperi, blocchi e boicottaggi contro la macchina bellica, in solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio. È stata una giornata fondamentale nella ricomposizione di un […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Blocchiamo tutto! Insieme, per Gaza

E’ difficile prendere parola sulla giornata di ieri. Sono mille gli stimoli, i punti di vista da cui guardare quanto è successo. 

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Lo stadio finale di Israele: tra autarchia e capitalismo di rapina

L’immagine di invincibilità che lo stato sionista sta cercando di ristabilire sul piano militare non può nascondere i segni della sua corsa, irreversibile, verso un capitalismo di rapina.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Milano: urbanistica, speculazione e stratificazione di classe

Mettiamo per un attimo da parte gli aspetti corruttivi dell’intricata vicenda che vede coinvolti imprenditori, architetti, assessori e dipendenti comunali.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sono dazi nostri

Non c’è altro modo per definire l’incontro tra Ursula von der Leyen e Trump se non patetico.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ma quale “imperialismo iraniano”?

Per un attimo ci siamo illusi/e che di fronte a fatti di questa portata la priorità fosse quella di capire come opporsi, dal nostro lato di mondo, al caos sistemico che Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti, sta portando sulla regione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Continuano le piazze per la Palestina e nella notte nuovo abbordaggio della Flottilla

Ieri, 7 ottobre, in particolare in due città italiane, Torino e Bologna, si sono tenuti appuntamenti per continuare la mobilitazione in solidarietà alla Palestina. Entrambe le piazze sono state vietate dalle rispettive questure in quanto considerate “inopportune”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Russia formalmente sostiene l’Iran, ma mantiene un difficile equilibrio nello scacchiere mediorietale.

Con l’Iran la Russia ha un accordo strategico che però non prevede l’assistenza militare reciproca formalizzato nel Trattato di partenariato strategico del gennaio 2025, in realtà  è un accorod molto più all’insegna del pragmatismo e degli interessi reciproci anche perchè Mosca continua ad avere buone relazioni con Israele non fosse altro perchè un sesto circa della popolazione israeliana è costituito da russi di origine più o meno ebraica.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Montichiari: cancellato il volo con i missili in transito.

Vittoria per lavoratrici e lavoratori. Revocato lo sciopero.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

l’Occidente che uccide:retoriche vuote per giustificare l’ingiustificabile.

L’idea che si possa “difendere la civiltà” a suon di bombe e crimini di guerra è il paradosso fondativo del progetto coloniale. E oggi è il cuore della propaganda bellica israeliana, e di chi la sostiene in Occidente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Il castello di carte della questura è sempre più instabile.

A proposito del processo conclusosi in primo grado per i fatti di Confindustria a Torino, in occasione di una manifestazione studentesca dell’anno scorso contro l’alternanza scuola-lavoro, di seguito diamo spazio ad alcune valutazioni da parte degli studenti e delle studentesse coinvolti e che parteciparono alla mobilitazione di quel periodo.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Processo agli studenti per i fatti dell’Unione Industriale: emessa la sentenza

Si è concluso ieri il processo di I grado che vedeva imputati 11 giovani per gli scontri davanti all’Unione Industriale nel febbraio 2022, durante una manifestazione contro l’alternanza scuola-lavoro e per protestare contro le morti di 2 giovani studenti vittime nello svolgimento dei loro stage.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Israele: crolla il mito dei servizi di intelligence più efficaci del Pianeta

In Palestina dopo 56 anni di occupazione militare, colonizzazione, sterminio di civili e Apartheid in occasione del 50° anniversario della guerra dello Yom Kippur, Hamas reagisce con gli stessi strumenti utilizzati per decenni dagli israeliani per sottometterli.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Roma: Reddito contro Rendita, tre giorni per il diritto all’abitare lancia la proposta di mobilitazione nazionale per il 19 ottobre

Dall’8 al 10 settembre si è svolta a Roma presso Metropolix la tre giorni “Reddito contro rendita. Dalla parte del diritto all’abitare.”