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Se la Lega investe in Tanzania…

O, della quintessenza della globalizzazione…. e del potere corrompente del denaro.

Sulla Lega e le sue miserabili performance barricadere delle ultime settimane ci eravamo già espressi con metodo e puntigliosità non più di una decina di giorni fa. Ma la notizia uscita ieri merita qualche considerazione in più. Mentre i padani ben insediati a Roma fanno finta di opporsi ad uno status quo che hanno ben contribuito a creare – tanto per dare il contentino di una misera rappresentazione di un’improbabile ‘ritorno alle origini’ per un esercito straccione di camicie verdi – scoppia un nuovo scandalo tra le mani del senatur. Dopo la già poco onorevole candidatura del Trota, promosso per lignaggio familiare (raddoppiata dalle recenti intercettazioni sui festini a base di cocaina e altri servigi) un nuovo pasticciaccio brutto ci conferma che La Lega Nord è in tutto e per tutto uguale a qualunque altro partito. Né il suo personale politico brilla per spiccate qualità morali…

Scopriamo così che, proprio come tutti gli altri attori della politica e dell’imprenditoria che conta italiota, i Padani investono in paradisi off-shore… decisamente fuori portata. Già una volta commentammo che il vecchio adagio (“Francia o Spagna…”) ben si addiceva alle avventure ciociare dei nostalgici di un’inesistente passato mitico celtico. Oggi potermmo aggiungere “Francia, Spagna… o Tanzania… basta che se magna!”.

Qualcuno si scandalizza perché i soldi investiti sarebbero – tra le alte cose – denari provenienti dal finanziamento pubblico ai partiti, quindi soldi cui in qualche modo abbiamo contribuito tutt* a versare. A noi ci sembra che la lezione sia un po’ da scorgersi su un altro livello. I campioni a parole del localismo e della territorialità, i nemici giurati dei tecnocrati oggi al governo, i difensori integerrimi della padanità che non vuole mischiarsi e che per questo s’inventano leggi razziste e disumane, sono in fondo ben disponibili, per fare un po’ di soldi in più, ad andare ad investire nell’Africa più profonda e lontana…

La vera lezione di questa ennesima figuraccia è piuttosto la conferma della compiuta finanziarizzazione e globalizzazione del Capitale, altro che interramento padano… Quello che in fondo Bossi dovrebbe rispondere ai sui detrattori sarebbe un: “E’ la globalizzazione, baby”… ma lui no, lui proprio non può!

 

Maelzel

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