Salvini: una vita al servizio dei potenti
La nuova trovata di Salvini: una campagna d’odio verso l’islam per distrarre l’opinione pubblica dal genocidio in corso a Gaza.
Qualche giorno fa il vicepremier e ministro dei trasporti ha annunciato che per il quattro novembre a Milano si dovrebbe tenere una manifestazione a difesa dei “valori occidentali”. Oggi abbiamo assistito ad un’altra sparata, questa volta contro Amnesty International, che si è permessa di annunciare che non sarà presente al Lucca Comics alla luce del patricinio all’iniziativa da parte dell’ambasciata d’Israele, così come prima avevano fatto ZeroCalcare, Giancane e Gli Ultimi. Salvini in tutta risposta ha annunciato che farà di tutto per essere presente all’evento tacciando l’associazione di razzismo. Vedremo in veste di quale cosplay si presenterà alla kermesse.
Sì perché Salvini più che un politico assomiglia ad uno di quei trasformisti, senza voler insultare questa nobile professione, che riescono a cambiarsi d’abito in un millisecondo stupendo tutti gli astanti.
Dal 7 ottobre il nostro ha tentato di qualificarsi come il miglior alleato in Italia di Israele e del suo regime di apartheid, anche a fronte di un governo che, preoccupato dalle possibili conseguenze di un’escalation in medioriente per gli interessi della borghesia italiana, si sta muovendo cautamente all’interno degli spazi di manovra concessi da oltreoceano. Salvini ha invece da subito rispolverato il vecchio adagio della guerra di civiltà, chiamando in causa persino Oriana Fallaci e beccandosi una diffida all’utilizzo del suo nome da parte della sua famiglia.
Non dovrebbe stupire particolarmente, l’intera politica di Salvini è al servizio dei potenti e delle loro esigenze del momento: che si tratti dei costruttori affamati di grandi opere inutili, o dei Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi o ancora dello Stato d’Israele in pieno delirio messianico che prova a narrare il massacro in corso a Gaza come uno scontro tra bene e male. Salvini sa sempre dove stare, con capriole e giravolte continue.
Ma il legame tra Salvini e l’ultradestra israeliana è consolidato da tempo. Secondo questo interessante articolo di IrpiMedia: “Il partito di Matteo Salvini ha una relazione con la destra più radicale israeliana almeno da dieci anni. L’allora Lega Nord nel 2011 ha infatti firmato un documento di intesa con il partito ultranazionalista Yisrael Beitenu (Israele Casa Nostra) in cui si legge che i due partiti «rafforzano vincoli di cooperazione nella lotta a ogni forma di antisemitismo e di anti-sionismo (…) e affermano le comuni radici ebraico-cristiane».”
Ed ancora:
«Se la coalizione di destra vincerà le prossime elezioni, onorerà la sua promessa di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e trasferire l’ambasciata italiana a Gerusalemme?». La domanda che Eldad Beck, giornalista di Israel Hayom, testata vicina all’ultradestra israeliana, pone a Matteo Salvini in un’intervista del 30 agosto 2022, è semplice e diretta. Come la risposta del leader della Lega: «Assolutamente sì, anche se riaffermo che la coalizione è di centrodestra. Ho dato la mia parola, sono pienamente impegnato con il popolo di Israele e intendo mantenere la mia parola».
Queste dichiarazioni si inseriscono nel quadro più generale di un ripensamento dell’ultradestra internazionale (Trump, ad esempio, è tra i più accesi sostenitori dell’operazione di terra israeliana) che abbandonando l’antisemitismo strisciante che la caratterizza da sempre si è spostata sulla narrazione della guerra di civiltà, di un Occidente assediato dai barbari, della Sostituzione Etnica. Ciò dimostra che per le ultradestre non è importante più di tanto chi sia il capro espiatorio del momento, ma che questo sia utile a mantenere gli assetti coloniali, sociali e politici del dominio. Salvini è il volto più macchiettistico di questa operazione, ma la percezione è che anche dal nostro lato del globo la questione palestinese è un elemento di chiarezza, che indica chiaramente qual’è il campo di chi domina e quale quello di chi è dominato.
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