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Stabilità sopra tutto

Come volevasi dimostrare, nessun ribaltone pdl al governo e barra tenuta dritta da Napolitano. Al netto dello sfogo lacrimevole e scontato del Berlusca di fronte a un popolo scarso e scalcagnato – la gente vera con la crisi ha ben altro per la testa – nel palazzo si sta già cercando la soluzione per garantirgli piena “agibilità politica”. Stabilità sopra tutto.

Per l’effettivo capo del governo Giorgio Ι, l’”incidente” non ci voleva, visto l’obiettivo – dopo aver neutralizzato il voto di febbraio e il M5s – di istituzionalizzare le larghe intese, se possibile con riforme costituzionali e della giustizia, altrimenti con una navigazione de facto in attesa dell’agognata costituzione di un “grande centro” di salvezza nazionale in vista delle dolorose misure per ora rinviate ma a breve inevitabili.

A questo fine, il cavaliere si è dimostrato fin qui collaborativo, ma soprattutto resta a tutt’oggi l’unico collante di un centro-destra del tutto sbrindellato (essendosi Monti rivelato un bluff). Napolitano, dall’inveterato senso dello stato, sa di averne bisogno a evitare che si aprano vuoti pericolosi, come il recente voto ha iniziato a far vedere, e a portare avanti quella transizione cui quel poco che resta dell’establishment istituzionale non rincoglionito, se pure c’è, cerca di lavorare.

Certo, non è escluso del tutto che la situazione sfugga di mano, ma non per volontà degli attori al momento in avanscena. I problemi sono altri.

Ombra di se stesso e però prigioniero del suo (defunto) sogno, il cavaliere si rivela non solo incapace di dare un messaggio di prospettiva a una base sociale tra lo smarrito e l’incarognito, ma anche di attuare un passaggio di consegne cui ha sicuramente pensato. Il berlusconismo ascendente è morto, ucciso dalla grande crisi, e Berlusconi non è in grado di resuscitarlo né di trasformarlo. Del pd, della sua incapacità politica ancora una volta sotto gli occhi di tutti, non metterebbe conto parlare se non per sottolineare l’ulteriore riprova della sua nulla autonomia e della disarticolazione di un partito che non è più tale ma un coacervo di lobby sempre più slegate. Anche da questa parte, difficile un contributo “in positivo” quale Napolitano auspica.

È in questo quadro che la magistratura ha “fatto il suo corso”. Ma, a differenza della fase di supplenza di tangentopoli, questa volta non si intravede ricomposizione possibile del quadro politico dopo l’eventuale “ripulitura delle stalle”, a riprova della

crisi profondissima del sistema dei partiti che rischia di farsi crisi del sistema politico in quanto tale. Qualche sincero democratico può anche pensare al trionfo, ancorchè ritardato, della “giustizia uguale per tutti” e sperare in un sussulto antiberlusconiano del centro-sinistra. Pia illusione. Se cambio si darà, sarà non con ma sul cadavere del pd (un cadavere che purtroppo ancora cammina).

Discredito dei partiti, sfiducia della gente, crescente preoccupazione per gli effetti di una crisi da cui non si vede una via d’uscita. Questo governo può anche superare l’incidente in corso. Quello che lo sta condannando è il… non fare. Rinvii continui, speranze illusorie che qualcosa cambi a Bruxelles e Berlino dopo il voto tedesco, figure di merda in politica estera ecc. Ma per quanto ancora potrà evitare scelte “difficili”, impopolari per tutti i ceti? E quando queste si imporranno, sarà sufficiente appellarsi all’unità di salvezza nazionale per far trangugiare i sacrifici?

Ecco i guai veri. E uno scarto effettivo, se ci sarà, potrà venire solo dalla ripresa del conflitto sociale.

 

Red.InfoAut

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