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Su(ca) Salvini e il suo decreto

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Da qualche giorno a Palermo non si parla che di lui; e anche in Italia riecheggia il suo faccione da politico navigato: il sindaco Orlando si è preso la scena. Ha scelto il set e anche il secondo attore nel ruolo di nemesi: il leghista Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ai due si è temporaneamente aggiunto nel ruolo di comparsa tale Fabio Citrano, componente dell’ufficio stampa del Comune di Palermo e autore di quel colorito fuori-copione ormai divenuto celebre: il “Suca” rivolto allo stesso Salvini via twitter. La trama è confezionata, il finale da scoprire.

Cosa ci dice il conflitto apertosi di recente tra un gruppo di sindaci italiani (con in testa Leoluca Orlando ma anche Luigi De Magistris) e il governo M5S-Lega in tema di Decreto sicurezza? Potrebbe raccontarci tanto come non raccontarci proprio nulla; questioni di punti di vista e questioni di scelte che verranno. Con ordine.
La parte che i sindaci contestano al Decreto voluto da Salvini è quella relativa ai migranti: diritto d’asilo, permessi di soggiorno, centri di accoglienza. Basta questa – dicono i sindaci – per ritenere illegittimo il decreto in quanto crea più insicurezza nelle città violando, inoltre, una serie di diritti fondamentali. Così, tra i vari appelli rivolti al governo a rivedere queste norme si erge la figura del sindaco di Palermo che, prima, firma l’atto di sospensione del decreto – con conseguente visita della Digos negli uffici anagrafe del Comune – , poi, annuncia il ricorso presso la Consulta. Insomma, pare proprio che Orlando voglia andare fino in fondo in questa partita.
Il dibattito creatosi a Palermo assume proporzioni vastissime; non sempre però la qualità segue la quantità. Nell’attuale polarizzazione social delle posizioni politiche il rischio, infatti, è quello di farsi schiacciare nel giochetto delle appartenenze “pro-Orlando” o “pro-Salvini”; o nella pericolosa trappola della critica fine a se stessa “perché Palermo è ricca di problemi, non possiamo occuparci di questo”.
Chiunque invece creda non servano i suddetti giochetti cerca di semplificare il quadro al netto delle contraddizioni di fase e dei soggetti in questione. Serve cioè entrare nel vero merito della questione: il Decreto Sicurezza! E questo è obiettivamente irricevibile. perché colpisce sì i migranti, ma colpisce più in generale i poveri, soprattutto quelli che provano a combattere questa propria condizione. Perché non migliora affatto la vita in città come Palermo, anzi. Perché non affronta le problematiche davvero sentite come tali nei nostri quartieri e finisce per criminalizzarne le risposte sociali. Insomma, il Decreto non va bene!
Ma ci sono altre due questioni di grande (forse) interesse politico. La prima riguarda i “sostenitori” di queste scelte di disobbedienza istituzionale, almeno dalle nostre parti. Infatti, per quanto criticabile sia un certo approccio da “sinistra” alle tematiche già citate, e da “società civile” nel rifiuto delle scelte di questo governo, il verificarsi di questi scontri e la polarizzazione che ne consegue stanno anche radicalizzando (rabbia) alcuni di questi settori. E questo male non fa in territori in cui serve tener vivo e saldo un sentimento antileghista.
Dall’altro lato – ed è la seconda questione – interesse desta anche il ripetersi di una dinamica di scontro “geografico” tra città e Stato centrale. Non è questa la sede per approfondire il tema ma basti qui notare come, anche in questo caso (e sempre più spesso di recente), gli interessi delle comunità, di enti e istituzioni locali, dei territori collidano con quelli dello Stato centrale. E questo è di grande interesse visto il tentativo in atto da parte di Lega e M5S di rigenerare una qualche idea di “statualità necessaria”.

Detto tutto questo non possiamo non specificare come palesi ed evidenti siano i limiti di attori politici quali Leoluca Orlando e chi al momento lo sostiene in questa contrapposizione di posizioni rispetto al Ministro dell’interno. Perché continuano a dimenticarsi – e dovrebbero cominciare a maneggiare di più – tutte le parti del decreto sicurezza che colpiscono chi protesta, chi si ribella alle condizioni di vita imposte o chi tira a campare. Neanche gli occupanti di case hanno diritto alla residenza, migranti o meno che siano. Ma potremmo parlare anche degli innumerevoli diritti negati nella città che (non dimentichiamoli mai) conta il più alto tasso di disoccupazione giovanile d’europa e vede partire per andare chissà dove migliaia e migliaia di giovani ogni anno.

Ancora oggi lo scontro, tra i due, sembra andare avanti sul tema delle ville confiscate alla mafia che Salvini dovrebbe consegnare ai palermitani. Resta da vedere, dunque, come continuerà questo scontro per capire chi è più determinato, chi più astuto, chi si sta solo giocando partite elettorali….
Intanto ogni occasione è buona per un fortissimo “suca” verso il caro Salvini

 

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