Tifiamo rivolta!
È la rivolta di generazioni stanche non solamente del rais di turno e dei governi del malaffare, della pervasività della precarietà come condizione di studio lavoro e vita, dell’assenza di prospettive all’altezza per futuri degni, della necessità di “change” reale e radicale che scaraventi al suolo status quo di sistemi insopportabili e irriformabili. Legittimo porsi l’interrogativo del quanto ci parli la forza d’urto dei processi rivoluzionari del Mashreq, del quanto tutto possa essere ascritto a letture solamente post-coloniali… di quanto sia potente l’irruzione delle soggettività maghrebine sulla realtà politica e sociale del moderno!
Qualche d’uno potrà sostenere, nella burla, quanto siamo sfigati noialtri in questo paese della miseria chiamato Italia… nello schifo di una presidenza del Consiglio immersa negli scandali fa da contraltare il moralismo ottusamente e univocamente perbenista del Partito Democratico. Nel disastro sociale coadiuvato dalla crisi, un sindacato come la Cgil non ha il guizzo e l’intelligenza di convocare uno sciopero generale… Ma, al di là dello scherno, tutto ciò ci dice quanto c’è ancora da rimboccarsi le maniche per cambiare, per ottenere (non chiedere!) una radicale inversione di marcia! Per organizzare e progettare altro!
Recentemente, nei dintorni delle aule universitarie sono state diverse le questioni nelle quali ci siamo imbattuti, che abbiamo ancora di fronte, da vagliare per acquistare energia e mettere in discussione rapporti di forza da considerare mai come immutabili. Nella Tunisia che ha cacciato Ben Alì la maggiore organizzazione sindacale ha messo a disposizione del movimento le sue sedi, che sono diventate il centro nevralgico dell’organizzazione della rivolta: la Cgil e la Fiom pensano che qui, tra soggettività evolute e civilizzate (…), sia possibile relazionarsi con chi lotta ed ha voglia di farlo ancora, facendo i conti con una generazione precaria che delle marce per il lavoro e per i diritti ne ha piene le tasche? Qualcuno diceva, apertura sulla tematica del reddito: che s’intende? Possibilità di sciopero che paralizzi il paese: quando e come? Nelle macerie dell’università gelminiana c’è chi pensa che con i referendum abrogativi e con la richiesta di democrazia si riesca a “passà a nuttata”: la rappresentanza in una commissione è per davvero più forte di un conflitto che sia in grado di ottenere qualcosa, anche se con numeri certamente differenti rispetto all’autunno, per costruire un contropotere che nel reale sia causa di messa in discussione di poteri e privilegi? immaginare altro per e nelle nostre facoltà non vuol forse irrimediabilmente significare lavorare perchè assemblee di studenti ricercatori precari e lavoratori cooperino per trasformare gli odierni rapporti di lavoro e potere odierni? Rimoduliamo e reinventiamoci una pratica del “blocchiamo” che sia confacente ai nostri bisogni e desideri!
Tanti altri potrebbero, sono, i nodi da investigare; nessuno ha soluzioni in tasca e formule magiche da digitare. Il coraggio dello sperimentare passa da qui, dal mettere in connessione intelligenze per conquistare forza, dal cooperare nella differenza e ricchezza per pretendere che il corso della storia non sia sempre e solo il potere a scriverlo. Dopo il 14 dicembre, una volta tornati tutti a casa, era stato fantastico il messaggio che, a briglie sciolte, correlato all’immagine che restava indelebile della “nostra piazza del Popolo”, in tanti avevano condiviso sulla propria bacheca di Facebook: “loro fanno le leggi, noi facciamo la storia”. Le pagine bianche sono inevitabilmente tante, ricominciamo da qui: nella società dello spettacolo, il passaggio da spettatori a protagonisti è quello più importante.
Editoriale di Rise Up, fanzine del Collettivo Universitario Autonomo di Torino
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