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Consip-Verdini, attacco al sistema Renzi?

Le vicende giudiziarie degli scorsi giorni sembrano essere lo specchio di una ristrutturazione in corso dei poteri del paese. Dopo la batosta del dopo 4 dicembre, su cui aveva puntato tutte le sue fiches, Renzi parrebbe essere giudicato sempre più inservibile da ampie parti dell’establishment, che per destabilizzarne la tenuta iniziano ad utilizzare lo strumento della Magistratura e delle inchieste, strumento da sempre orientato all’azione politica nell’ottica del riequilibrio del sistema, il più utile a questo genere di operazioni.

Renzi pare essere sempre più vicino ad essere toccato dall’inchiesta Consip, e se ciò accadesse sarebbe davvero difficile reggere ad un colpo del genere. Ma anche se non dovessero emergere relazioni dirette tra padre e figlio, le parole di Marroni (ad di Consip nominato dallo stesso premier) che tirano in ballo l’imprenditore Alfredo Romeo, Tiziano Renzi padre di Matteo e l’imprenditore Carlo Russo riguardo a pressioni indebite sui dirigenti Consip per indirizzare o ottenere appalti lucrosi, sembrano essere un colpo molto duro da incassare.

Quantomeno a livello mediatico, i piani dell’ex premier impegnato nella corsa del consenso verso le elezioni del 2018 sembrano essere scompaginati. Mentre nuovi interrogatori dovranno definire la portata reale dei fatti contestati, sembra esserci il caos nelle fila del cosiddetto Giglio Magico, il gruppo di potere che ruota intorno a Renzi.

Le sedi di Rignano e Scandicci del PD sono chiuse, Renzi addirittura effettua un viaggio in Puglia senza avvertire il PD locale per evitare contestazioni, mentre il fedelissimo Lotti, tirato in ballo nelle carte, frettolosamente si affanna a ribadire la sua onestà e la sua estraneità ai fatti. Intanto Renzi viene abbandonato via via da sempre più big del PD, che dichiarano il proprio appoggio ad Emiliano o Orlando nelle primarie fissate per il prossimo 30 aprile.

Se la minoranza del PD è riuscita finalmente a scindersi, forse più che indirizzati da motivazioni etico-politiche Bersani and co sembrano voler scendere dalla nave che affonda, prima che sia troppo tardi. Forse c’è chi aveva fiutato, o sapeva tramite vecchi amici, che dopo il NO referendario l’aria che tirava non era delle migliori e ha preso la balla al balzo. Lo stesso scandalo delle decine di migliaia di nuove tessere in Campania si aggiunge a scoperchiare ulteriori sfaccettature del rapporto morboso tra il PD renziano e ambiti di potere quantomeno oscuri di quei territori.

E’ interessante notare che l’attacco al sistema Renzi avviene nello stesso momento in cui la giunta Raggi su Roma ha ceduto – perchè di questo si tratta, al di là di come i 5s stanno abbellendo la vicenda – sulla questione stadio, dopo la messa da parte di Berdini che suonava già come una avances ai palazzinari e agli speculatori locali. Dopo il no alle Olimpiadi, e mesi e mesi di clamore su ogni minuzia della giunta Raggi, ora la sindaca romana è praticamente sparita dalla scena mentre lo scandalo Consip emerge con un timing preciso. Che nel gotha dei poteri economici si stia iniziando ad apprezzare la propsettiva pentastellata, non fosse altro per manifesta inesistenza di alternative credibili?

Ad ogni modo, la scissione PD e l’attacco al sistema Renzi sembrano provare a spianare la strada ad una prospettiva neo-ulivista, che analizzavamo già qui come possibile tentativo di riaffermare un profilo governista dell’ormai defunto Pd nell’ottica semantica di un Nuovo Ulivo. I big del Partito in fuga da Renzi riusciranno a sconfiggere il ducetto fiorentino alle primarie imponendo Emiliano e Orlando? Al momento sembra un’opzione molto difficile, soprattutto per la soggettività ormai iper-renziana degli elettori Pd, ma le sorprese sono all’ordine del giorno e l’attacco giudiziario sembra essere non casuale.

Ad ogni modo, ciò che emerge dalle cronache è ancora una volta, ma ormai non stupisce più, un sistema di potere basato strutturalmente su corruzione e nepotismo, con il padre di Renzi che fa il lavoro sporco per il figlio, ricattando e riscuotendo tangenti, pressando soprattutto il vertice della stessa Consip, l’ente che dispensa i lucrosi appalti pubblici, nominato guardacaso dal figlio. La retorica renziana della meritocrazia e della rottamazione si scioglie come neve al sole mostrando tutta la sua dimensione retorica e posticcia.

Del resto, non c’è da dimenticarsi che il sistema Renzi è lo stesso di Poletti di Mafia Capitale, lo stesso che pur di assicurarsi la stabilità non esitava a scendere a patti con Denis Verdini, condannato ieri in primo grado a 9 anni di reclusione per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. Anche questa sentenza arriva a suo modo con un timing preciso, e sembra squalificare dal gioco uno dei potenziali neo-alleati, quantomeno a livello di spostamento di voti e prebende varie, del PD a guida assoluta renziana. Un sistema di potere sembra andare in pezzi, quali altri emergeranno?

Nel frattempo, tra le pieghe e le contraddizioni che si aprono, tra le esigenze di rinnovamento della casta politica e l’ulteriore ondata di sfiducia derivante dagli ultimi fatti di cronaca, bisogna riuscire a infilarsi per porre ulteriormente il punto di vista della società reale, delle povertà e delle lotte sociali che la vogliono contrastare.

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