Infami di guerra
Mentre i candidati alle prossime elezioni continuano ad occupare gli schermi televisivi parlando del nulla, in alto vengono prese decisioni gravide di conseguenze. Da qualche giorno, inframmezzata in mezzo alle notizie dei telegiornali di regime come “operazione militare contro Al-Qaeda”, è invece in atto una vera e propria guerra mossa dallo stato francese contro alcune formazioni guerrigliere (jihadiste e non) nel Mali del Nord. L’intervento vorrebbe ristabilire la sovranità del governo riconosciuto del Mali (peraltro istituito dopo un recente golpe militare), se non amico certo non ostile agli interessi francesi nell’area, sicuramente più accomodante delle milizie insorgenti nel nord del paese.
A prima vista si potrebbe leggere l’intervento come rinnovato colonialismo francese (mai venuto meno): il Mali fa perte delle ex-colonie della République, rientrando negli interessi geo-strategici d’oltralpe. E’ certamente così, essendo il territorio maliano ricco di materie prime fondamentali (uranio, petrolio) e situato inoltre in una zona dove si giocano non pochi equilibri regionali e globali.
Gli eventi delle ultime 24 ore – col tracimare del conflitto fuorid ei confini del Mali, find entro l’Algeria e la Somalia – stanno però mostrando come l’interesse per questo conflitto sia ben più esteso e ricollochi fianco a fianco le potenze dell’Occidente. Dopo la Libia e le intromissioni nel conflitto siriano, sembra delinearsi una nuova Guerra dell’Europa in sintonia con gli Usa. Questa volta tutti d’accordo: Francia, Germania, Gran Bretagna …e Italia! Nulla di strano in fondo, essendo l’Africa nuova terra di spartizione delle riserve energetiche, mega-discarica delle nocività prodotte dal capitalismo delle super-potenze, terreno di contesa tra influenza cinese e influenza statunitense, nuovo sbocco per il mercato mondiale. Si ritovano qui tutte gli aspetti della contesa (inter)imperialistica che oggi trova, proprio nel continente nero, un contesto in cui confrontarsi /scontrarsi.
Vanno dunque collocate su questo sfondo le recenti visite del Ministro della Difesa a Stelle e Strisce Leon Panetta con l’omologo italiano Giampaolo Di Paola che, d’intesa col collega preposto al ministero degli Esteri Giulio Terzi, ha già annunciato il pronto supporto del nostro paese come “base logistica insostituibile per la lotta al terrorismo in Medio Oriente e Nord Africa”. Scopriamo così qual’è la vera utilità della mega-antenna Muos in costruzione a Niscemi. In perfetto stile italiano, l’appoggio c’è ma non sarà militare, nuovo esempio di ponzio-pilatismo tricolore. Non ci impegniamo direttamente ma siamo disponibili.. e intanto mostriamo a quei siciliani scapestrati che non vogliono essere futuri target di attacchi militari né sorbirsi un’impennata di inquinamento elettro-magnetico quanto saranno isolati! I ministri, che non s’impegnano militarmente, gongolano nel mostrarsi base logistica della proeizione “anti-terroristica” in Africa.
I semi per una nuova “guerra di civiltà” vengono sconsideratamente gettati in queste ore da un’Europa che continua a non imparare dai propri errori mentre gli Stati Uniti, più intelligentemente, si accontentano di influenzare gli eventi da dietro le quinte (leading from behind strategy). La tragedia libica potrebbe ripetersi e non può dirsi estranea alle cause e all’evoluzione futura di questo ennesimo conflitto: molti miliziani sono infatti libici, già foraggiati a suo tempo per abbattere il “cattivo” di turno.
Se l’Europa (in combutta con l’America) continua a giocare sulla pelle dei paesi meno ricchi e potenti, scatenando conflitti, facilitando divisioni interni a questi paesi per i propri esclusivi e poco puliti interessi, non si scandalizzi se nel futuro prossimo rifiorirà una nuova ondata di attacchi-kamikaze nel cuore del vecchio continente.
E ricordiamocelo anche noi!
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