L’Italian Job della visita di Obama
Mentre i principali giornali mainstream, con la Repubblica in testa, si affrettavano a narrare la visita italiana di Obama nei termini di un endorsement al governo Renzi, appare chiaro che i motivi che hanno portato il premier Usa in Italia non stavano tanto nella necessità di avere un confronto con il fedele alleato tradizionalmente scondinzolante, bensì attengono a ragioni di ordine sia interno che globale. Le dichiarazioni di Napolitano (definito una “roccia” da Obama) di commento alla visita del presidente Usa riguardano infatti questioni che vanno ben oltre l’orticello del nostro paese.
Le elezioni di mid-term si avvicinano infatti negli Usa, elezioni di solito sempre punitive nei confronti dei partiti al potere. L’elemento del voto dell’elettorato cristiano è fondamentale nell’indirizzare il voto: solitamente questo è a maggioranza repubblicana, e con la visita a Bergoglio Obama cercava di attirarlo a sé, blandendo le posizioni più reazionarie del pontefice su aborto e contraccezione e allo stesso tempo rilanciando le sue politiche di appoggio alle richieste di diritti civili che arrivano dall’immigrazione.
Non stupisce che gran parte della conferenza stampa di Obama sia stata infatti mirata a sottolineare i risultati dell’incontro tra Obama e Papa Francesco, come non stupisce che dopo aver fatto la bella faccia e le dichiarazioni di rito contro la guerra e le diseguaglianze sociali, Obama sia oggi in visita ufficiale in Arabia Saudita, uno degli Stati più reazionari e guerrafondai del mondo, in prima linea nel commercio di armamenti e nella militarizzazione dell’ambiente geopolitico globale.
Ma anche la Merkel è nel mirino di Obama: l’enfasi su Renzi come elemento favorevole a mettere uno stop all’austerità tedesca dentro l’UE altro non è che un modo che gli Usa hanno di attaccare la Germania, sulla quale vorrebbero scaricare sempre più quote del debito accumulato negli anni dell’unipolarismo e delle guerre disastrose in Afghanistan e Iraq. Lo stesso appello di Obama a Renzi e all’Europa ad ampliare lo sforzo sulle spese collettive per la difesa, oltre ad essere strumentale agli affari del complesso militare-industriale americano, è orientato anche a ridurre il proprio indebitamento militare condividendolo con gli alleati Nato e in particolare con la Germania.
Germania che è inoltre principale sponsor del progetto Nord Stream, gasdotto che portando gas da Russia a Germania continuerebbe a aumentare i legami e la dipendenza UE dal gas russo. Gli Usa infatti hanno sperimentato l’importanza del gas russo come arma di ricatto nei confronti dell’Europa riguardo alla questione ucraina, e vorrebbero iniziare un percorso simile di utilizzo delle proprie risorse gasifere, andando ad aumentare l’export nei confronti dell’Europa cercando così di slegarla da Gazprom. Un progetto come quello russo-tedesco va ovviamente nella direzione opposta.
Su una cosa Merkel e Obama sono d’accordo però: sul Jobs Act italiano che deve precarizzare ancora di più la forza lavoro nostrana, nei termini della creazione di una enorme massa di forza lavoro a basso costo. Un piano condiviso da tutte le alte sfere dell’economia internazionale e locale. Fa quantomeno sorridere leggere le dichiarazioni di un Fassina, che oggi invita il Pd a uscire dalle politiche in salsa neoliberista quando lo stesso Fassina era fino a poco fa viceministro del governo Letta..un attacco tutto mediatico, dovuto a giochi di posizionamento interni al Pd, non certo pensato per difendere i diritti degli sfruttati del mondo del lavoro!
Quello che si sta giocando in seno al dl Poletti (ma anche sulle riforme istituzionali come l’abolizione del Senato) è infatti la vendetta della minoranza Pd nei confronti dei renziani, con l’appoggio della prima dato a Camusso nella battaglia contro Renzi mentre questo attacca il ruolo dei sindacati e difende il dl Poletti. Un dl Poletti che sicuramente non verrà modificato quantomeno nelle linee-guida che porteranno ad una ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro e allo sfruttamento massivo di ampie fette del proletariato giovanile del nostro paese.
Un proletariato giovanile che scenderà in massa in piazza il 12 aprile, nella prima giornata di mobilitazione nazionale romana nei confronti del governo Renzi…una giornata di mobilitazione contro l’austerità targata Ue e la precarietà del modello Legacoop! Una giornata che inizierà a costruire la spinta sociale nei confronti di un governo che sta portando un attacco frontale nei confronti dei diritti sociali.
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