… ma darei la vita pur di farti mangiare il gelato
“Il cliente ha sempre ragione”, sarà anche per una massima da bottegai come questa che un servaggio di massa ammorba il nostro paese. Una giovane gelataia milanese (in prova) si rifiuta di servire il gelato Salvini. Fiordilatte e fragola. Perché è un razzista, e non nasconde un cuore tenero. “Perché gioca con il razzismo”, ha detto. Si è rifiutata. Glielo serva un altro.
Qualcosa si rompe. Più di uno schiaffo, più di un’offesa. Qualcosa si rompre più nella morale bigotta e lavorista dell’ultimo sfigato della conciliazione a tutti i costi che nelle preoccupazioni di Salvini il quale, al contrario, il solco della guerra agli altri, ai sottoposti, lo scava con cura. È soprattutto a sinistra che ci si indigna, attanagliati dal perdere la cifra di una regola sociale. Il rapporto di lavoro. “Non ha fatto il suo dovere”, dicono i più. Il dovere di lavorare che è quello di servire. Il presupposto di qualsiasi addomesticamento sociale: rinunciare a se stessi in cambio dell’opportunità di mantenersi. Vendersi. Svendersi. Dimostrare di accettare tutto. Non ha passato il periodo di prova pur di poter scegliere lei a chi servire il gelato.
Il politicamente corretto della “lotta contro le disciriminazioni” diventa allora la clava per difendere un ricco politico bianco dal gesto di una ragazza col papà algerino. A sinistra dicono che è “ideologica”. E non si discrimina sulle idee. Come se i proiettili che spara Salvini in prima serata non avessero conseguenze materialissime sul quotidiano delle persone con la pelle un pò troppo scura che vivono nel nostro paese. Come se quelle idee non si fossero già trasformati in proiettili veri, a Macerata, a Firenze.
Ma in fondo è solo una ragazzata, dice Gramellini, che invita Salvini a passare un altro colpo di telefono in gelateria per far richiamare a lavoro la ragazza fanatica. Per grazia. Ha vent’anni e a tutti si perdonano le ragazzate. In più è mezza magrebina e sarà pure musulmana quindi l’attenuante di fanatismo va concessa come handicap razziale. Sembra una freddura di quelle sul Cucciolone, ma non c’è un cazzo da ridere. La subalternità culturale della sinistra al razzismo di Salvini passa dall’incapacità di sottrarsi al ricatto di ritenere normale il mondo che lo accetta, lo giustifica e promuove. E invece c’è qualcuno che non accetta tutto. Un gesto bello, che non dovrebbe essere, che non è un gesto individuale.
Grazie, ma non lo mangiamo con voi il gelato.
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