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Media compiacenti e media scomodi.

Ora mai è chiaro il ruolo dei media nel gestire la situazione del terremoto, una gestione basata sulla narrazione del “ va tutto bene” “ci rialzeremo”, evitando di scrivere e raccontare quelle che sono le reali situazioni che emergono giorno dopo giorno nei paesi colpiti dal sisma.
Questo giochino è iniziato appena finita la narrazione dell’emergenza in se delle prime ore del terremoto. Subito a parlare dei beni storici, dei capannoni e di tutto quello che può creare profitto, dimenticandosi delle persone che ancora ora vivono e provano ripartire dalle loro tende e dalla propria dignità di persona. Non passa giorno sfogliando i giornali e i siti dove si eviti con cura di parlare dei problemi dei lavoratori se non quando sono “costretti” a evidenziare denuncie troppo palesi da non poterle pubblicare, riversando tutta la preoccupazione verso quei datori di lavoro che non si sono e non si fanno scrupoli nel continuare a relaizzare profitto nel nome della forte e produttiva emilia; si evitano con cura di andare ad analizzare le situazione nelle piccole frazione e delle tendopoli autogestite dove la “beneamata” protezione cilive evita di arrivare.
Questa logica si è poi evidenziata nella stessa giornata “presidenziale” dove editorialisti della nostra redazione sono stati portati fuori di peso per il chiaro timore che potessero rovinare la loro giornata di festa ed evitando con cura di dare maggior risalto alle centinaia di persone che fuori hanno salutato calorosamente il presidente, dovendosi scontrare con l’arroganza del loro stesso sindaco e della forza pubblica.
Quello che però rimane lo hanno visto tutti e come redazione continueremo a narrare quello che succede in quelle terre giorno dopo giorno, stando tra la gente e la loro rabbia, raccontando quello che avviene nei paesini dimenticati dagli “aiuti”, tra le numerose tendopoli autogestite, verificando come le promesse della politica Italiana cadranno come foglie dagli alberi in autunno.
Questo è il nostro ruolo, narrare e portare alla gente quelle che sono le reali situazioni, le lotte che ogni giorno in Italia si aprono nel tentativo di scardinare un potere sempre più chiuso in se stesso. Perché lentamente ci stiamo avvicinando sempre più al modello Aquila, e nessuno lo vuole dire, con una sola differenza, quella della tempistica, perché memori di quella esperienza la governance (governo – Protezione civile) sta andando con i piedi leggeri e cautela nel prendersi il controllo totale della situazione.
liucs
infoaut_modena

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