Per un 13 febbraio di lotta!
Oramai ad un passo dalla giornata di mobilitazione del 13 febbraio, occasione nella quale molte piazze del nostro paese andranno a riempirsi, seguendo l’incipit di partenza dell’appello “Se non ora quando?”, che ovviamente continua ad avere su di sè l’attenzione mainstream de La Repubblica e dintorni, resta e si rafforza la necessità ed urgenza di assumere criticamente quanto nel dibattito pubblico si sta presentando, ma al contempo di mettere in evidenza anche quell’alterità e differenza che attraverserà le manifestazioni di domenica.
Due le immagini che riteniamo utili fissare. Una, l’occupazione di ieri della sede del Popolo della Libertà a Torino da parte di una cinquantina di compagne, quindi le violenze ed i fermi della polizia che ne sono seguiti, così come lo schifo che questa mattina è stato esibito dai quotidiani. Due, la rivoluzione egiziana, nella potenza delle immagini che dal Maghreb ci giungono attraverso le foto sui social network così come dalle urla di piazza Tahrir che sommergono i video. Due situazioni e realtà estremamente distanzi dal punto di vista spaziale, estremamente diverse nel contesto, ma che possiamo tenerle assieme se le guardiamo nella messa in discussione del sistema di potere che disciplina e comanda.
E’ sottinteso che non ci si voglia affatto perdere in parallelismi forzati o altre fantasie, ma a guardare le facce del popolo di piazza Tahrir che grida “Mubarak barra”, i cartelloni con sopra scritto “The end”, si trova la tensione dell’insurrezione egiziana, che sta vedendo uomini e donne resistere per cambiare, puntando il dito contro il rais e rivendicando altro, un’altra organizzazione della società, un’altra partecipazione e libertà. Quanto ci parla la rivolta d’Egitto di condizioni di vita e di rapporti di potere da scardinare, lasciando al palo le velleità del dissenso variopinto ed edulcorato!?
Quindi, nella complessità ed estensione della questione nostrana, quanto l’indizione delle piazze del 13 sono capaci di farsi politiche superando l’abbondante moralismo che ha impresso ogni commento sugli scandali e scandaletti di B., che ha riempito la kermesse al Palasharp di Milano ma anche l’adunata viola ad Arcore? Crediamo molto poco, nell’insopportabilità della strumentalità ed opportunismo che la classe dirigente ‘di sinistra’ per l’ennesima volta palesa, pensando che sia credibile sostenere che il sistema Italia sia malato di un berlusconismo che una volta debellato con la tifata carcerazione del premier possa trovare pace e serenità con l’avvicendamento di un’altra pezzo della casta della politica dentro Palazzo Chigi…
Le motivazioni per le quali essere nelle piazze domenica pomeriggio certo non mancano, ma non possono essere ridotte e schiacciate (soggettivamente, per noi) nella miseria di un appello all’indignazione morale, nel feticcio della categorizzazione. Deve essere ancora spedita al mittente la dicotomia del buono e del cattivo, esercizio che anche La Repubblica nelle sue pagine torinesi così come nel “disinteresse” sulle pagine nazionali ripropone quest’oggi riguardo all’occupazione della sede del Pdl, tirando diritta per la sua strada dentro una “battaglia propria” invasa da ‘altri’. Essere in piazza domani necessita del respingimento di un modello di organizzazione e comando, di un sistema di potere uniforme al di là della bandierina che si eleva, dentro cicli di produzione e riproduzione connotati e univoci, volti all’espropriazione ed alla mercificazione di tutto, a partire dai nostri corpi.
Rifiuto, alterità, differenza e conflitto in antagonismo a quattro paroline che compongono il leit motiv (Se non ora quando) di un appello scevro di quanto imprescindibile per la contestazione, per il cambiamento: la lotta! Questa la nostra prospettiva e progettualità, con in testa un “Non ci avete mai come volete voi” che ieri ha portato scompiglio all’onorevole Ghiglia & company, che ha voluto cambiare di segno la supplica riformista delle “dimissioni subito” con un “cacciamo Berlusconi”, buttando giù il rais nostrano e il sistema di potere che domina e governa le nostre vite!
Hammett Riot
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