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Piazza Indipendenza: Pd e M5S sul filo del rasoio

Immaginate un rasoio affilato sulla quale bisogna stare in equilibrio fino alle prossime politiche. Ancora per un anno. Dove tutto ciò che capita sul terreno nazionale ed europeo è motivo di contesa e di scontro per un unico motivo: vincere o morire. Su questo rasoio ci stanno due candidati il partito di Governo, il Pd quello di Renzi, e il Movimento 5 stelle che un anno fa ha sferrato a quest’ultimo un colpo durissimo, quello di perdere alle elezioni amministrative di Roma, la Capitale. Ebbene, Piazza Indipendenza è l’emblema di questo scontro che si svolge sulla pelle di migranti, rifugiati, gente senza casa, disoccupati, sfruttati e quant’altro. Paradossalmente questa partita avviene contro le pratiche che usiamo da decenni in questo paese per resistere alla volontà chiara di abbassare verso il basso le nostre aspettative, i nostri bisogni, i nostri sogni e prospettive di vita. Ai rifugiati di Piazza Indipendenza viene negata la possibilità di essere soggettività migrante che costruisce possibilità di vita altre in un paese che non vuole dargliene se non come schiavi nelle campagne del Sud Italia o nei magazzini della logistica del Nord. Tutti noi che viviamo nelle occupazioni, che frequentiamo centri sociali, che scioperiamo, che combattiamo per le nostre esistenze siamo terreno di contesa come “problema” da rimpatriare nelle periferie lontano dagli occhi della decorosa borghesia locale e internazionale ben pensante. Ma non solo, controllare, vigilare, ostacolare, sgomberare, marginalizzare chi non vuole soccombere; sconfiggere le pratiche che consentono una minima ascesa rispetto alla vita che ci vogliono propinare è la vera posta in gioco. Chi consentirà agli Italiani (quali Italiani?) la sicurezza fatta di decoro, decenza, onestà, legalità? Chi riuscirà a garantire che, quando la coperta è corta, la parte della società scoperta è sempre la stessa ed è bene che stia pure zitta? Chi?

Il ministro Minniti è proprio l’uomo giusto al momento giusto, viene scongelato quando la nave sta affondando. E’ l’uomo dal pugno di ferro che quando serve e senza mezzi termini prende le decisioni necessarie. Minniti non è altro, insomma, che il salvagente del Pd. Dopo le riforme lacrime e sangue del governo Renzi e le sconfitte elettorali sferrate dal Movimento 5 Stelle era necessario qualcuno che riuscisse a riprendere consenso proprio sul terreno di quell’impoverimento dal Pd stesso creato. Renzi ha sfornato Jobs Act, Piano Casa, Buona Scuola, varie leggi di stabilità votate all’austerity più totale e poi ha trovato qualcuno che potesse mettere a tacere chi si lamenta per far star tranquilla la borghesia scrosciante dietro le quinte. Minniti è il parto di un Pd in crisi che impone l’austerity e poi deve gestire la caduta di consenso. Proprio a partire da qui, infatti, si possono ritrovare le origini del decreto sicurezza che prevede nuovi Cie, il Daspo Urbano e tutte quelle misure che reprimono qualsiasi comportamento che resiste ai diktat dell’iper sfruttamento coatto.

Ma veniamo a Piazza Indipendenza. A luglio arriva una direttiva, sempre da parte del Ministero degli Interni, che senza troppi mezzi termini dispone che nel caso in cui non di procederà allo sgombero degli stabili occupati appartenenti ai privati, soprattuto quelli che hanno esposto diverse denunce alla procura, potranno risponderne i sindaci. Allo stesso modo, non è un caso, infatti, che nel decreto Minniti-Orlando di qualche mese fa anche la residenza nelle occupazioni, negata dall’art.5 del Piano Casa Renzi-Lupi, era affidata alla discrezione dei sindaci. E’ facile pensare che le responsabilità/minaccia che ricadono sugli amministratori locali non siano, in realtà, che una provocazione concreta del Pd al suo nemico Raggi, nella città per eccellenza delle occupazioni abitative, Roma. La gestione del comune di Roma è infatti la prova del 9 dell’M5S e anche la dove il Pd è stato responsabile del fallimento precedente evidenziato dall’inchiesta Mafia Capitale. A causa delle collusioni e delle mazzette, il Partito Democratico romano è stato commissariato e ancora non è riuscito ad avviare un processo di ripresa. Lo sgombero di Cinecittà e di Piazza Indipendenza sono colpi di mano in nome della sicurezza e della legalità a cui il M5S non può sottrarsi proprio in nome della stessa sicurezza e legalità. Questa mattina, infatti, il prefetto Paola Basilone che scende in campo in difesa di Minniti e della Polizia dichiara che la legalità è stata stabilita ma è il ruolo del comune a venire meno in quanto non ha messo a disposizione le sistemazioni necessarie per i 107 rifugiati considerati “fragili”.

Il Movimento 5 stelle dal canto suo, infatti, non ha risposte. Il servizio SOS (Servizio Operativo Sociale) è consistito in queste due giorni nell’offrire case famiglia ad un numero esiguo di persone separando i nuclei oppure proponendo una sistemazione, tramite la proprietà dell’immobile, a Rieti. Ma perchè queste dovrebbero essere delle soluzioni? Secondo il prefetto i movimenti spingono perchè i rifugiati non accettino le soluzioni proposte. Secondo Di Maio prima vengono i romani, quindi i rifugiati si devono accontentare. Gli uomini e le donne di Piazza Indipendenza vogliono stare insieme perchè smembrati sono soli in un paese che li vuole schiavi. Non vi sembra una risposta legittima? Il sistema di accoglienza è nemico dei rifugiati. Ha rappresentato il business per cooperative e associazioni che speculavano sulla condizione migrante. Hanno deciso di autorganizzarsi come miglior risposta al business dell’accoglienza, come miglior risposta a Mafia Capitale e soprattutto come miglior risposta ai loro bisogni.

Ma il sindaco Raggi ha ben altri problemi da affrontare: resistere al Pd. Il giorno stesso dello sgombero ha regalato un’altra epurazione interna. L’assessore al bilancio Mazzilo con delega all’emergenza abitativa è stato mandato via dalla giunta. Il perchè sembra non lo sappia neanche lui ma una delle motivazioni più plausibili sarebbe la sua contrarietà al concordato per Atac. Dietro però ci vediamo anche qualcos’altro. Per esempio, il fatto che si era opposto agli sgomberi? Non sarà facile capirlo ma emergono troppe coincidenze in pochi giorni. La legalità è la stessa arma con cui viene messa in difficoltà la giunta Raggi. Il sindaco non solo è costretto dalle direttive ma non si può opporre perchè questo vorrebbe dire venire meno alla retorica delle regole fatte dalle stesse persone a cui il Movimento 5 stelle dice di opporsi. La giunta si è chiusa nella torre di avorio, non ascolta nessuno, non parla con nessuno, l’unica entità di cui si fida è se stessa ma forse nemmeno troppo dato che hanno epurato un uomo di punta del Movimento come Mazzillo.

A questo punto della storia, per usare la metafora iniziale sarebbe necessario anche per noi un rasoio, quello di Occam. La possibile soluzione al problema è la più semplice. Favorire la spinta di chi sta sull’orlo non solo resistendo allo scontro Pd-M5s sulla nostre teste, sulle nostre lotte, sulle nostre conquiste ma forse ristabilendo una volta per tutte come atteggiamento collettivo che non c’è soluzione possibile se non che dobbiamo impedire che vengano piantiti nuovi confini tra noi e le nostre conquiste e i nostri diritti. Ci stanno, prima di tutto, abituando alla resa. Ci stanno abituando che i tempi sono duri e che bisogna cedere per sopravvivere. Ma come hanno dimostrato i rifugiati di piazza indipendenza sopravvivere non è un’opzione possibile. Sono andati via dai loro paesi, in guerra a causa nostra, per vivere. Non sono opzioni plausibili sistemazioni abitative temporanee, non è plausibile per i loro figli che cambino scuola, non è plausibile che rinuncino al loro lavoro a Roma per trasferirsi in provincia di Rieti. Non è plausibile per tutti noi consentire un abbassamento verso il basso delle nostre aspettative e prospettive di vita.

Per questo motivo, il corteo di sabato 26 sarà un momento importante per tutta la città per ristabilire le nostre regole. Il terreno di contesa tra due forze politiche che aspirano alle poltrone del parlamento e del governo di questo paese deve essere per loro impervio e tutto in salita. Vincere una battaglia, fare un passo in avanti per i rifugiati, per tutti noi, migranti, italiani, gialli, verdi e rossi vuol dire ristabilire il senso dell’ordine del discorso. E qui non ci saranno razzismi o guerre tra poveri che tengano ma verrà a galla il solo e unico razzismo di Stato esistente. Abbiamo bisogno di questo, di risultati, perchè la dove cediamo alla sconfitta, agli sgomberi, alle retate, al piano casa, al jobs act, al decreto sicurezza cediamo il passo al nostro nemico quello che ci vuole obbedienti e silenti, quello che ci vuole sconfitti, deboli e buonisti agli occhi di chi dovrebbe essere nostro fratello e sorella.

Non permettiamoglielo.

 

 

 

 

 

 

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