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Se la Sardegna brucia…

Bruciano migliaia di ettari in centro Sardegna. Un’enorme porzione di territorio su cui speculazione e cemento non avevano (ancora) messo piede. Bruciano fino a lambire i paesini di Laconi e Gadoni;in centinaia gli evacuati in queste ore. Bruciano migliaia di lecci, centinia gli animali carbonizzati, a cavallo tra le provincie di Nuoro e Oristano.

L’incendio dura da più di 24 ore, ora sono quattro i canadair impiegati e altrettanti gli elicotteri. Ma per quasi 24 ore di Canadair in tutta l’isola ce n’era solo uno: una evidente follia in una stagione, quella che va da Luglio e Settembre, dove è notorio che i piromani  entrano in azione approfittando dell’arsura e del vento continuo, e altri si innescano per qualche immancabile leggerezza.

E molti altri incendi divampano in diverse parti dell’ isola in queste ore..

C’è da chiedersi se contemporaneamente altri incendi si fossero diffusi nel Sud Italia: quali terre lasciare a sé stesse e all’intervento di volontari? Quali popolazioni abbandonare? Una domanda tragica ma attuale, che interroga i sardi

 

La rincorsa contro il tempo da ieri notte è divenuto un mix di emotività e rabbia, rabbia contro i devastatori che ha percorso tutta l’isola ed il cui eco  ha raggiunto l’altra sponda del Tirreno;  il fuoco, come ben scrive Antonio Cipriani,  è la metafora di un male gigante, della scelta ostinata di destinare miliardi di euro per 90 F35 e per andare avanti con il  Tav in val di Susa per gonfiare le tasche delle grandi ditte speculative.

 

Un filo rosso di vergogna e miseria percorre la devastazione ambientale e le scelte politiche, economiche e belliche che infettano più zone del Paese; le conseguenze in Sardegna sono già oltremodo tangibili: tra tentativi di trivellazione, speculazione edlilizia all’ordine del giorno delle varie giunte del post-Soru, sperimentazioni belliche più o meno celate con conseguenze dirette sulla popolazione (vedi a Quirra), grandi cattedrali nel deserto ad usufrutto delle multinazionali che han lasciato miseria e devastazione.

 

A un quadro di per sé desolante la Spending Review appoggiata senza batter ciglio, e che ha aperto la strada in qualche modo alla conformazione dell’ attuale Governo, ha portato alla riduzione dell’uso dei Canadair. Gli effetti sono agli occhi di tutti oggi. Le principali emittenti televisive allineate al potere politico non sembrano accorgersene: l’ultimo servizio sulla seguita Videolina non ha citato il fatto che per 24 ore ci sia stato all’opera sull’isola un solo Canadair, né tantomeno che un grosso incendio stia prendendo piede alle porte di Cagliari..come a dire: che devastazione sia, fino in fondo, sperate nella pioggia!

E a seguire magari gli speciali sui cordogli politici o, ciliegina sulla torta, qualche bella visita degli sciacalli inviati da Roma a “rassicurare” dopo il disastro. Copioni già visti e vissuti.

 

Il Governo Letta, osservando con quanto cipiglio cerchi di forzare la mano sulla questione Tav, prosegue a spron battuto nella direzione del macello sociale. L’importante è che si rassicuri il pubblico pagante tramite le fandonie di un Saccomagni sulla “Ripresa”.

Sicuri che la Ripresa ci sarà, in Sardegna come in tante altre aree del Paese..la ripresa degli incendi, delle folli spese militari, della speculazione ambientale, dello smantellamento dei servizi primari, della gestione emergenziale dei problemi sociali. Un ritiro progressivo e spietato delle strutture e dei diritti dai territori in cui non è sufficiente rivendicare ascolto e visibilità, ma riprendersi i territori facendo esplodere i conflitti sociali latenti.

 

D’altronde sugli F35 come sul Tav la contrarietà popolare è palese, ma la volontà di certo non la si fa rispettare con referendum o mozioni parlamentari.

 

Redazione Infoaut

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