I manganelli democratici a difesa di Salvini
Ieri un bel corteo ha attraversato le vie di Torino. Più di 2’000 persone si sono date appuntamento in piazza Castello per contestare la presenza nauseabonda di un centinaio di fascioleghisti a piazza Solferino. Un corteo che voleva mandare un messaggio chiaro non solo quanto al razzismo interessato di chi agita continuamente falsi nemici (ieri i meridionali, oggi gli extra-comunitari, domani chissà…) ma anche sul grottesco tentativo di una Lega che vuole presentarsi oggi come “vera opposizione” alla gestione Chiamparino quando continua a spartirsi col PD mazzette, rimborsi elettorali e mutande verdi a spese della città.
La polizia, armata di tutto punto, ha caricato i manifestanti con l’obiettivo di proteggere Salvini da questa massa di persone che, magari disgustate dai suoi sproloqui ossessivamente trasmessi dalle TV nazionali, avevano pensato che il corteo di ieri fosse l’occasione per andare a dirgliene quattro. Sarà stata forse la frustrazione per la figura un po’ ridicola fatta giovedì sera, quando un centinaio di antirazzisti aveva dato via a un corteo selvaggio che aveva sanzionato la sede della Lega tra gli applausi di San Salvario, mentre le forze dell’ordine avevano invaso il quartiere a giochi fatti ripartendo con le pive nel sacco ?
In ogni caso ieri la polizia ha picchiato per fare male, chiarendo una volta di più che a Torino la democrazia è una carcassa che si devono spartire il Partito democratico, Lega nord e la sua sezione giovanile Casa Pound. D’altronde i giorni scorsi avevano lasciato pochi dubbi sul fatto che la presunta “opposizione” dei fascioleghisti qui come altrove passeggia placidamente a braccetto col governo democratico. Venerdì il PD si era precipitato a esprimere piena solidarietà dopo la visita degli anti-leghisti alla sede di largo Salluzzo indice, secondo loro, di un degradarsi del clima democratico. Li vedessimo mai preoccuparsi degli oscillamenti del “termometro della democrazia” quando Salvini propone di sospendere le cure a chi non ha i documenti giusti…
La determinazione della piazza di ieri, invece, che è ripartita numerosa in corteo per nulla intimorita dopo le violente cariche e il fitto lancio di lacrimogeni, ci mostra che è ben chiaro a tutti che l’opposizione a Salvini non sarà una pacata battaglia tra alternative politiche ma una lotta di dignità. Una lotta in cui è evidente qual è il ruolo assegnato alle forze dell’ordine: quello di milizia armata volta a garantire che i razzisti possano parlare indisturbati.
Ieri Salvini prima di salire sul palco chiedeva nervoso ai giornalisti perché a Torino fosse sempre così difficile manifestare per la Lega. Gli diamo volentieri una risposta: perché in questa città c’è non si è scordato le ruberie dell’amministrazione Cota e che vede bene cosa c’è al di là del fumo negli occhi della retorica anti-immigrati che propinano i politicanti come lui. E non è disposta a tollerarlo in un nome di un democratismo che fa dell’arena politica una porcilaia in cui a tutti i porci dev’essere consentito di grugnire. Noi non abbiamo a disposizione le sue tre comparsate TV al giorno: prendiamo parola mettendo in gioco i nostri corpi e la nostra libertà.
Chi ancora pensa che il PD (o la sinistra del PD…) possa essere l’argine al dilagare della Lega nord dovrebbe rimettere i piedi per terra. Perché il Partito democratico è oggi il principale garante dell’agibilità politica di Salvini e dei suoi amici di Casa Pound. E quando #MaiConSalvini esce dalla sfera del movimento d’opinione per tentare di levare materialmente spazio ai fascioleghisti arrivano i manganelli democratici, le teste spaccate e gli arresti a ricordarcelo…
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