#ikeainlotta: coraggio e determinazione per vincere
L’accordo vittorioso per i facchini che da mesi sono in lotta difronte ai cancelli dei magazzini Ikea di Piacenza è una risposta concreta e materiale a molti soggetti e su molti fronti, che vanno dalle vicende di questa campagna elettorale fino al terreno della lotta. Il contesto e le soggettività che l’hanno portata avanti sono chiare a tutti: ovvero facchini per la maggior parte migranti delle regioni del nord-africa, impegnati in mansioni movimentazione merci, ovvero lavoratori dell’ambito della logistica.
La prima risposta che questa lotta manda è al nuovo accordo elettorale fra PdL e Lega, ed è un messaggio che sembra dire: “Non abbiamo più paura!”. Infatti questo sciopero per il fatto di essere stato portato avanti principalmente da lavoratori migranti e nel centro della pianura Padana tanto cara alla Lega, è prima di tutto una rottura del dispositivo di controllo e ricatto che Lega e PdL hanno voluto verso i lavori migranti in questo ultimo decennio. Nonostante il rischio del permesso di soggiorno e nonostante la mancanza di stipendio, per mesi i lavoratori hanno continuato a scioperare e bloccare i cancelli del magazzino Ikea. Portando avanti con coraggio e senza paura una battaglia che per loro era prima di tutto una questione di dignità.
Un altro segnale e insegnamento è sul piano della conduzione della lotta. Nessun obiettivo minimo, ma la consapevolezza che soltanto i rapporti di forza avrebbero permesso o meno una vittoria e che questa la si otteneva resistendo un minuto in più. Privilegiare il terreno dei blocchi ai cancelli per fare un danno al padrone e l’intelligenza di continuare a farlo nei momenti più incisivi per le tasche del nemico (come prima del periodo natalizio) nonostante le ripetute minacce di licenziamento di massa che puntavano a dividere e impaurire i lavoratori, è stato un insegnamento elementare ma che troppo spesso nelle vertenze del lavoro viene tralasciato. E tutto questo nonostante difronte a loro il nemico era un intero sistema di produzione e gestione del territorio che coinvolge Aziende, amministrazioni, sindacati e polizia.
Ma probabilmente proprio le cariche della Polizia di fronte ai magazzini per i lavoratori sono state la consapevolezza che quella era la strada giusta, perché hanno capito che chi doveva difendere la legalità e quindi anche le leggi, anche quelle del lavoro, in realtà difendeva un sistema che vuole soltanto la ricchezza del padrone (fra l’altro Kamprad padrone Ikea è attualmente al 5° posto nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo).
L’altro grande insegnamento che ci hanno dato i facchini Ikea è quello che riguarda la solidarietà. In primis la solidarietà fra lavoratori, quando hanno capito che se avessero lasciato soli i loro 9 compagni espulsi, le loro precedenti conquiste sul rispetto del contratto nazionale, sarebbero state nuovamente cancellate nei fatti perché avrebbero dimostrato debolezza e divisione. In secondo luogo la solidarietà e l’unità che questi lavoratori hanno accolto e cercato con chi, pur lontano dal loro contesto lavorativo, sanno vivere le loro stesse condizioni di vita.
Infatti se parlare di cooperative significa parlare delle punte più alte di precarizzazione, la forza dei facchini ikea è stata di cercare una unità fra chi vive questa stessa condizione di precarietà. Per cui per loro era normale trovare ai loro blocchi studenti o lavoratori di altre aziende. Era normale organizzare insieme a loro iniziative come quella di fronte al negozio di Ikea di Casalecchio di Reno a Bologna. La solidarietà che si è stabilità fra questi piccoli spezzoni di soggettività diverse è sempre stata una solidarietà militante mai caritatevole come troppo spesso abbiamo visto negli ultimi anni nelle lotte che vedevano uniti lavoratori migranti e cittadini italiani.
Con la giornata di ieri i facchini Ikea hanno reso vivo un tema fondamentale, quello della vittoria, e con la loro lotta hanno dato a tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti e non gli strumenti per raggiungerla.
Infoaut Bologna
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