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L’austero show di Mario

Oramai il professor Monti – ahinoi – lo stiamo imparando a conoscere, per le sue direzioni e movenze, temperanze e tic. La conferenza stampa di fine anno ce ne ha restituito una novella riprova del premier del governo dei dottori, o professori, o tecnici, o sapientoni che siano. Quasi tre ore di domande & risposte, monologhi e battute, uno show montiano ripreso dai media mainstream con l’oramai appiccicaticcia sobrietà e solita pacificazione politica indotta. La presentazione della seconda fase per ‘il governo richiesto dall’Europa’ si è giocata sulla non novità, su entrambi i livelli chiamati in causa: quello (rivendicativo) della manovra ‘salva Italia’, così come per quello (prossimo) di ‘cresci Italia’. Quanto messo sul tavolo ieri dalla rappresentanza governativa al cospetto del vespaio di giornalisti accorsi è stato quanto già annunciato e conosciuto nelle settimane precedenti.

‘Finora abbiamo varato norme dovute, da oggi passiamo agli atti voluti’, e c’è chi lo chiama ancora governo tecnico. Quindi, se la manovra era inevitabile (secondo chi…?) per salvare la baracca Italia, a suon di bordate puzzolenti di austerità, la fase che si aprirà con il 2012 sarà quello del riformismo liberale modernizzante, e vien da chiedersi se il gioco dei governi della crisi non sia quello ‘delle tre carte’, laddove si nasconde e/o combatte una crisi proponendo di risolverla con la stessa ed identica ricetta che l’ha fatta sistematicamente esplodere. Monti ripete, di manovre ‘non ne serviranno altre’, ma verrebbe da scommettere sul contrario.

Anche perchè il governone targato Napolitano anticipazioni reali sugli interventi del prossimo futuro non ne ha fatte, limitandosi in un’esercitazione non per l’annuncio ma per il conforto; non a caso un quotidiano come La Repubblica ci abbocca dalla testa ai piedi. Concorrenza, liberalizzazioni e mercato del lavoro: questo quanto nel target montiano per l’anno venturo, che per quanto non approfondito, come orizzonte d’intervento, farà inevitabilmente il paio con quanto seminato nell’opera di devastazione e saccheggio dentro la crisi, nella direzione di un’espropriazione ancora più totalizzante delle vite di tutt*.

Il velo della concertazione e dell’equità non potrà che dipanarsi nella sua drammatica concretezza, avendo fatto passare ma non digerire quelli che sono tuttora i più evidenti nervi scoperti del decreto ‘salva Italia’ (pensioni & casa su tutto), nella volontà politica di una filosofia metodica che andrà ad imbattersi contro una realtà non solamente vittima dei tagli e dei salassi economici, ma anche oggetto della ristrutturazione negativa di diritti, conquiste e libertà sociali. Dove non potrà (e dovrà!) emergere la contraddizione di un tentativo di lavorare sulla presunta crescita comprimendo e contraendo fette importanti (le solite, quelle allocate in basso, proletariato e ceto medio) di società, sequestrando di fatto ogni priorità di accesso al consumo quindi al risparmio.

L’ideologia composita di una civiltà mondo ridotta in pezzi persegue la via del fallimento, comandata dalla cricca (l’1%?) che pretende sacrificio per la riparazione dei debiti sovrani, austerità per il salvataggio dei rami bancari e finanziari, diritti e garanzie sociali per la crescita economica, celando – per campagne di responsabilità nazionale – il portato di una strategia volta alla riproduzione sistemica del marcio. Scrive bene, questa mattina, Ugo Mattei: ‘Il governo dei professori avanza nella battaglia contro le ‘lobby’ che frenerebbero il libero mercato. Bisogna rompere l’egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzione’. Nel politico augurio che la ricostruzione di un No, all’altezza della fase, con l’ambizione di cambiare e rovesciare, organizzi una costituente rottura in avversione a quella sorpresa per la presunta popolarità governativa sbandierata dal professor Mario, superando la troppo facile enfasi generata dalla caduta dei cocci belusconiani, perchè di soggetti con lo stesso copione – scritto a Bruxelles o Francoforte – non ve n’è affatto necessità…

Redazione Infoaut

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