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Non è un paese per giovani (ma neanche per vecchi)

I nuovi dati sull’occupazione fanno brindare il governo giallo-verde, ma ad una lettura più approfondita il quadro non è poi così roseo. Misure come il Decreto Dignità e il Reddito di Cittadinanza hanno favorito in parte e per alcuni settori una maggiore inclusione nel mondo del lavoro, ma non sono sufficienti per spiegare le trasformazioni del mercato del lavoro.

A dare un quadro più preciso è una lettura della componente generazionale e di genere. Ad aumentare come occupati infatti sono soprattutto gli uomini, e se si guarda le fasce d’età, i giovanissimi tra i 18 e i 24 sono stabili, quelli tra i 35 e i 49 sono in calo ed ad aumentare sono soprattutto gli ultracinquantenni. Il mercato del lavoro è completamente orientato su queste fasce di età, deintegrate dalla crisi, che conservano una certa quantità di esperienza e capacità, ma soprattutto che sono più disponibili a lavori degradanti e mal pagati per evidenti questioni di necessità, per poter arrivare alla pensione minima con un tozzo di pane o per ritrovare un ruolo produttivo precedentemente perso. In questo si spiega anche l’apparente paradosso tra stagnazione o contrazione del PIL e crescita dell’occupazione. A dimostrazione che la questione vera dirimente non è né il valore del PIL, né semplicemente l’occupazione, ma il valore del salario diretto e indiretto, che, ci scommettiamo, nel caso dei nuovi lavoratori ultracinquantenni è spesso misero e precario.

I padroni italiani, sempre alla ricerca di forza lavoro a basso costo, si lamentano che i giovani non sono più disposti a fare lavori di merda per salari da fame (ha tenuto banco la polemica sui lavori balneari negli scorsi giorni), ma nel frattempo si orientano a sfruttare fino in fondo fasce più fragili e flessibili della popolazione. C’è poco da brindare dunque, i dati sull’occupazione non riflettono affatto una condizione migliore per i settori popolari, ma semplicemente una maggiore intensità di sfruttamento per chi ha lavorato una vita e ora si trova in difficoltà e nessuna prospettiva significativa per i giovani che non sia adeguarsi a competere con i propri genitori o addirittura i propri nonni. Poco più che un inganno numerico, che alla lunga nella distonia con il paese reale può portare anche i populisti sulla graticola del popolo.

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