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Organizzarsi, oltre lo stato

Gli avvenimenti che si susseguono in queste ore nella vicina Grecia, tra il proliferare d’immagini e bytes che in tempo reale ci raccontano del crollo del primo paese europeo travolto dalla global crisis, ci spingono a qualche riflessione urgente, oltre le constatazioni per tutti ovvie che a sollevarsi è ora un’intera popolazione, cosciente di trovarsi ormai sull’orlo di un baratro su cui l’Europa delle banche e i politici locali li hanno sospinti. (Solo Repubblica si può stupire del fatto che la piazza appalude i black bloc: i nipotini di Scalfari si aspettano sempre che il “cittadino” onesto intervenga responsabile a fermare “i violenti” e consegnarli alla Polizia).

Le suggestioni sorgono da alcuni contributi, snelli e veloci come si conviene sul web, postati sul sempre puntuale portale http://crisis.blogosfere.it. Toccano 3 nodi centrali che non tarderanno di riproporsi in dimensioni certamente amplificate anche alle nostre latitudini, se è vero che la Grecia rapresenta oggi (con tutti i dovuti distinguo) un’anticipazione di quello che avverrà da noi e in altre nazioni dell’euro-zona.

Prima questione: l’auto-referenzialità della casta politica, che preferisce affrontare l’odio e il (sacrosanto) rancore di tutto un paese pur di obbedire alle missive della troika, in qualche modo “naturalmente” predisposta a difendere un sistema e un modello che sta distruggendo tutto quello che sta loro intorno (http://crisis.blogosfere.it/2012/02/grecia-crisi-la-casta-salva-se-stessa-e-affossa-il-paese.html). Le immagini dei politici che si rilassano guardando partite di calcio mentre fouri Atene brucia sono indicative dello scollamento di due piani di realtà ormai definitivamente incomunicabili.

Seconda questione: il ruolo, in queste ore fondamentale (per la difesa del sistema) delle forze dell’ordine nel garantire l’applicazione di misure draconiane contro la popolazione greca. Niente di nuovo, ci si dirà: da sempre il ruolo dei “cani da guardia del capitale” è quello. Il problema è quando il loro ruole non è più socialmente accettato ma tollerato a stento. L’esile filo infine si spezza se gli stessi (ultimi) esecutori della sovranità iniziano a porsi qualche domanda o addirittura a ribellarsi come minacciano gli iscritti ad uno dei maggiori sindacati greci delle forze di polizia (http://crisis.blogosfere.it/2012/02/grecia-la-polizia-vuol-fare-la-rivoluzione.html). Per quanto non ci piaccia la prospettiva di trovarci fianco a fianco nelle strade col celerino che ci ha pestati il giorno prima, bisogna saper scorgere in queste avvisaglie l’inizio di una fase perlomeno pre-insurrezionale. Da un loro comunicato:

Qualora continuiate con le vostre politiche distruttive, vi avvisiamo che non riuscirete a farci combattere contro i nostri fratelli. Ci rifiutiamo di fronteggiare i nostri genitori, i nostri figli e tutti i cittadini che protestano e chiedono un cambiamento nelle politiche.
 

Terza questione, ed è forse la più importante, il profilarsi di prime forme di autorganizzazione capaci di assicurare l’erogazione di servizi di base non negoziabili: il cibo, la cura, il tetto. E’ la notizia che giunge dall’ospedale di Kirkos dove i dipendenti, non pagati da mesi, oltreché partecipare allo sciopero generale nazionale hanno iniziato a porsi il problema di fornire, autorganizzandosi, il servizio di cura (http://crisis.blogosfere.it/2012/02/in-grecia-siamo-agli-ospedali-autogestiti.html). Dal loro comunicato:

“L’assemblea servirà a decidere le procedure di cui c’è bisogno per implementare con efficienza l’occupazione dei servizi amministrativi e per realizzare con successo l’autogoverno dell’ospedale, che comincerà quel giorno. L’assemblea sarà lo strumento decisionale riguardo ai dipendenti e all’operatività del nosocomio.

Il governo non sarà libero dai suoi obblighi di staffing e di rifornimenti, ma se continuerà ad ignorare questi obblighi, saremo costretti ad informarne il pubblico e a chiedere sostegno per la sopravvivenza dell’ospedale e il supporto al diritto alla sanità pubblica e gratuita”.
 


L’aula parlamentare, il manganello e la vita in comune
. L’ultima inizia a porsi il problema di come fare senza le stampelle e la sorveglianza delle altre due, ridotte alla funzione ossificata di un potere senza rappresentatività e non più necessario se non a difendere il vecchio che deve crollare. 


Maelzel

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