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Quando il falso è un momento del vero

Il terzo governo non eletto dall’inizio della crisi (Monti 2011 – Letta 2013 e ora Renzi 2014) conferma la tendenza, in atto da lungo tempo, allo scollamento sempre più marcato tra politica istituzionale e paese reale. La telefonata del finto Vendola a Barca, nel mondo rovesciato della politica-spettacolo, si rivela più vera delle quotidiane dichiarazioni dell’ex-sindaco di Firenze al media mainstream. Invertendo la famosa sentenza di Guy Debord qui è il falso ad essere un momento del vero.

I ‘trighi’ di De Benedetti e la superficialità con cui un certo ceto politico e dirigente si prepara a traghettarci verso un futuro dai contorni foschi si gioca su un livello di totale pressapochismo e leggerezza. Le candide risposte di Barca ci avvertono che “gli avventuristi” sono loro… non qualche soggettività politica estremista.

La domanda se Renzi “ci è o ci fa” andrebbe allora posta altrimenti. Il bamboccione della Ruota della Fortuna, abituato a parlare tanto per non dire niente, si rivela l’ennesima personificazione spettacolare di una politica già decisa altrove. Non importa cosa Renzi ha in mente di fare, sarà in ogni caso contro di noi! Di certo sappiamo che nel suo mostrarsi continuamente in azione – per il quale è più importante essere ripreso mentre corre e batte il cinque alle comparse di turno di un eterno spot che spiegare effettivamente cosa intende fare – si rappresenta un modo d’essere che è già tutto un programma (di riforme) e un’obbedienza (robotica) alle necessità del Capitale.

Il parterre di ministri che ha messo in campo conferma del resto la natura iper-liberista e molto vicino ai poteri della finanza del nascente governo: a partire dalla nomina di uno dei posti chiavi, come il ministero dell’Economia, riservato a un ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale, ex consulente della Bce ed ex vice segretario dell’Ocse. Nel nome della sempre fondamentale continuità vengono confermati Alfano, Lupi, Lorenzin, Orlando. Il resto è un parterre di giovani (con molte donne) che servono a confermare la fisionomia nuova, giovane, differente del nuovo governo (composto secondo la più bieca lunga tradizione dei rimpasti all’italiana).

Che questi giovani ministr* non siano solo comparse e figurine di contorno ce lo dirà il futuro immediato. Siamo del resto disposti a prenderli sul serio, dal momento che hanno già fatto capire che tra la prime cose su cui intendono misurarsi c’è il mercato del lavoro, e cioè il Job Act, un qualcosa di ancora evanescente e poco chiaro ma certamente indirizzato a una ristrutturazione pesante e (se possibile) ulteriormente peggiorativa delle vigenti condizioni di assunzione e messa al lavoro, dietro la concessione di qualche briciola (reddito minimo di miseria).

Quel che è certo è che siamo alle porte di una fase nuova, dove per sopravvivere nel nuovo contesto del dopo-crisi e dopo-austerità (tante volte annunciate ma ancora lontane dall’orizzonte) dovremmo essere sempre più disponibili a vivere e muoverci come capitale umano necessitante di una costante valorizzazione: disponibilità, fretta, flessibilità, esecuzione, obbedienza, intraprendenza… insomma pensarsi come impresa anche quando si va al cesso.

Se questo è lo scenario che si delinea all’orizzonte, dovremmo forse iniziare a prefigurare altre visioni e mettere in campo altri programmi. Del resto, le condizioni generali, ad ogni latitudine (e pur sotto sembianze non sempre piacevoli), testimoniano di una crescente difficoltà sistemica ad armonizzare i passaggi funzionali alla governabilità…

L’umano continua ad essere una variabile, siamo certi che lo sarà anche per il governo Renzi!

 

Red. Infoaut

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