InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ritorno ai princìpi: odio, solidarietà, potere, antagonismo

||||

 

rabbia da espellere celere celere quest’impeto 
la rivolta sotterranea alla quale incito 
non è che recito è che medito su quel che è lecito 
sollecito metrico all’esito 
metti a fuoco quel che predico e quello che dico 
perché adesso l’invito è a prender la mira sul vero nemico.

 

L’attuale disposizione del campo politico è strutturata attorno a una dicotomia, quotidianamente rilanciata da media, politici e intellettuali: lo sfaccettato fronte “sovranista/populista” da un lato; il meno sfaccettato ma più internamente confuso polo “globalista/liberista” dall’altro. La narrazione che viene prodotta vede, a livello “occidentale”, nelle elezioni autunnali di mid-term statunitensi e in quelle europee primaverili due battaglie campali per “il futuro del mondo” (addirittura…), puntellate da una serie di più piccoli confronti che vanno dal definire la Brexit al cambio di vertice alla BCE. Se questo è il terreno politico attorno al quale si sta costituendo il presente del potere, le sue forme di dominio, attorno al quale si strutturano le dinamiche sistemiche, compito di un’ipotesi antagonista è rintracciare percorsi, leve e potenziali linee di forza per poter rovesciare questo tavolo. Né coi sovranisti né coi globalisti, verrebbe da dire, se non che assumere questa dicotomia finirebbe per colpevolmente sottacere o nascondere quelle che sono le contiguità tra le due ipotesi, che le rendono alternative sì, ma pur sempre interne a riquadri di compatibilità e a una riproduzione sistemica capitalistica (avevamo già abbozzato il discorso qui).

Non serve evocare Marx per ricordare che sin dai primordi costruzione dello Stato e affermazione di un modo di produzione capitalistico sono processi simbiotici, che necessitano l’uno dell’altro. La costruzione e la difesa del confine dello Stato procede di pari passo con la costruzione e la difesa del sacro confine della proprietà privata. Il capitalismo come sistema prevede dunque la continua sussistenza di entrambe le forme, pur evidentemente con differenti equilibri interni a seconda delle epoche storiche. Se è indubbio che una costante degli ultimi decenni sia stata quella di un progressivo “controllo totale” della macchina statuale da parte dei grandi capitalisti finanziari, è tutto da dimostrare che l’attuale polo sovranista stia andando contro i loro interessi riconquistando, come loro stessi tendono ad affermare, “sovranità per il popolo”.

È in proposito passato piuttosto sotto-traccia l’incontro di Salvini con Blair, il leader emergente del fronte sovranista globale coordinato dal The Movement di Bannon e l’ormai storico esponente del liberismo in salsa socialdemocratica. Coronato da gran sorrisi e strette di mano, questo vertice non è stato contestato come quello di pochi giorni precedente di Salvini con Orbán, eppure ce ne sarebbero state molte ragioni. In quella stretta di mano passano infatti le guerre degli ultimi vent’anni e quelle a venire. E quella stretta di mano non è solo simbolica, ma indica una serie di garanzie che i Salvini e chi per lui hanno da tempo dato ai veri potenti. Al di là delle oscillazioni dello spread e del ruolo in proposito dei fantomatici mercati, lo spread è espressione anche di una dinamica geopolitica tutta interna alle relazioni istituzionali europee. Ma c’è qualcosa che si muove “al di sopra”. E non viene mai pronunciata. Sia chiaro: niente complotti, niente “poteri forti” invisibili, niente grandi manovratori occulti. Quello che stiamo indicando è una dinamica nota e spesso discussa, ma che non viene mai politicizzata. Stiamo parlando del fatto che da quarant’anni a questa parte tutte le teorie, statistiche, studi, indicatori economici, concordano su almeno un punto: che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Che nelle mani di sempre meno persone si concentrano sempre più risorse – tanto che non sanno nemmeno più che farsene lasciandole improduttivamente a languire in qualche paradiso fiscale; mentre per sempre più quote di popolazione si riducono i salari reali e il welfare. Certo, è innegabile il ruolo dell’Unione Europea nell’ingabbiare i singoli Stati all’austerità (Grecia docet), ma è possibile che dal nostro campo sia scomparsa una critica di quei moderni leviatani rappresentati da multinazionali come l’Amazon di Jeff Bezos (solo per fare l’esempio del colosso al momento più ricco, che più direttamente plasma i territori, che più immediatamente ri-definisce il mercato del lavoro, che più concretamente stravolge le forme di vita)? Non è forse in quelle concentrazioni immani di potere e ricchezza che bisogna ricominciare a puntare il mirino?

In Italia anni di critica alla “casta” hanno del tutto offuscato il fatto che in fondo se “la casta” sono “i politici” e basta, si salvano tutte quelle figure che più in realtà contano (e la lagna bipartisan per Marchionne è stata esemplificativa). I grandi fondi di investimento e speculazione, grandi assicurazioni, multinazionali delle armi, farmaceutiche e di svariati business, grandi banche, potentati dei media, agenzie internazionali dell’estrazione di risorse ecc… hanno tutti nomi come aziende, nomi e cognomi come altrettanti manager, capi, padroni, ma non sono stati toccati minimamente dal “populismo” nostrano… È noto da secoli che il più grosso favore che si può fare alle classi dominanti è quello di distogliere l’attenzione “del popolo” dalle loro malefatte e dal loro accumulo di ricchezza per orientare verso i più poveri l’attenzione e il rancore. Il governo a trazione leghista è in proposito da manuale, e dunque il sorriso di Blair è più che giustificato. Odiate i migranti e gli ultimi, non pensate a chi la vostra miseria l’ha prodotta.

Ecco, nell’enorme caos che sta attraversando il pensiero (di azione purtroppo al momento ce n’è poca) anche alle nostre latitudini, cominciare a ridefinire delle coordinate e delle controparti che disegnino in maniera differente il campo politico è un qualcosa di necessario. Un machiavelliano “ritorno ai principii” che ricominci a dare nome e cognome a chi “sta in alto” per davvero, e che ridefinisca un’identità politica che ponga come irrinunciabile base di partenza un nuovo internazionalismo. L’odio di classe deve ritrovare la sua giusta prospettiva, e la solidarietà anche. Per fare questo e aprire spazi per l’irruzione delle nuove forme della lotta di classe dobbiamo allora ripensare le geografie del potere e quelle della sovversione, riconquistare una capacità di cogliere l’occasione politica al momento giusto, di sovradeterminare il tempo, e di ricostruire i campi politici a partire dalla necessaria scomposizione di quelli attuali.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

neoliberismopopulismo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Piazze per la Palestina: una speranza che può esistere, un punto segnato alla controparte

Il 5 ottobre a Roma è stata una giornata importante, la conferma di una speranza che può esistere, un punto segnato sulla controparte.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Le lotte non fanno un passo indietro: nuova occupazione a Milano della rete CI SIAMO di viale Sarca

I fattiIl 19 settembre un incendio divampa nello stabile situato in via Fracastoro 8, dove vivevano 70 migranti della rete Ci siamo, già sottoposti a molteplici sgomberi senza che le istituzioni milanesi fossero in grado di trovare soluzioni abitative per le famiglie e i lavoratori/lavoratrici che da tempo si confrontavano con le difficoltà di trovare […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sul dibattito verso il 5 ottobre

Fatichiamo a comprendere il dibattito che si è aperto in vista del corteo del 5 ottobre contro il genocidio in corso a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Attenti al lupo!

Il governo Meloni, coerentemente con i suoi proclami, introduce un disegno di legge che ha lasciato carta bianca alle fantasie dei Ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto che prevede nuovi reati e pene più pesanti per chi, come la levata di scudi conclude, “protesta”. E viene immediatamente da chiedersi, sì, ma chi protesta?

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele fa rotolare il masso della guerra

Il governo israeliano continua imperterrito il suo programma di escalation in Medio Oriente con un attacco che, se fosse avvenuto in qualsiasi paese occidentale, non si sarebbe esitato a definire terroristico.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra in Medio Oriente: non è un se, ma un quando

Chi vuole un ampliamento del conflitto? Chi vuole trasformare la carneficina di Gaza in una guerra regionale?

Immagine di copertina per il post
Editoriali

American way of death

Pochi giorni dopo la sparatoria di Butler che ha causato una ferita all’orecchio di Trump, un morto, due feriti e uno scossone nell’andamento della campagna elettorale più folkloristica di sempre, Trump torna alla carica alla vigilia della convention repubblicana di Milwaukee che lo incoronerà ufficialmente candidato, dicendo “Non mi arrenderò mai, vi amo tutti”. Il […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Un sospiro di sollievo, nient’altro

Più che la vittoria dimezzata, per quanto in parte sorprendente, della sinistra in Francia ciò che c’è possiamo festeggiare è la sconfitta del Rassemblement National. Una sconfitta chiara, ed una buona notizia nel breve termine, ma che, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, ci costringe a porci diverse domande.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La privatizzazione dello stato

Il “monopolio della violenza legittima” è per Max Weber la sintesi dello Stato moderno, una definizione accettata e poco contestata. Credo che non sia più così da quando lo stato è stato privatizzato dal grande capitale. Un buon esempio è la proliferazione di forze di polizia private in tutto il mondo, che non sono regolamentate […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: Barnier come primo ministro, il figlio del RN e del macronismo

Macron voleva concludere il suo mandato governando con l’estrema destra. È con questo obiettivo che ha inaspettatamente lanciato uno scioglimento d’emergenza prima dell’estate.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cosa è andato storto nel capitalismo?

Questa è una brutta notizia per Sharma, forte sostenitore del capitalismo. Cosa è andato storto?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Terzo giorno di gas al peperoncino, proiettili di gomma e arresti

Una nuova repressione ha avuto luogo nelle vicinanze del Congresso dopo l’approvazione del progetto di Legge Omnibus.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: Una guerra contro il movimento indigeno

Il decreto di Conflitto Armato Interno emesso dal governo di Daniel Noboa “si inscrive in modo diretto nella Dottrina dello Shock come condizione di possibilità per l’aggiustamento economico”, sostiene l’economista ecuadoriano Pablo Dávalos.

Immagine di copertina per il post
Culture

Donald Trump fa una parodia del populismo

Definire Trump un “populista” significa dissacrare la memoria del movimento del XIX secolo che ha affrontato i robber barons come lui.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Il governo Meloni e la guerra di classe dall’alto (con qualche eccezione)

Il governo Meloni continua la sua opera di restaurazione neo-liberale per quanto riguarda le politiche economiche e del lavoro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La rivoluzione di massa degli agricoltori indiani

Il 5 aprile si è svolta una protesta di massa a Delhi, la capitale dell’India. Secondo il CITU (Centre of Indian Trade Unions), la più grande assemblea di lavoratori del Paese e una delle organizzazioni coinvolte, circa 100.000 manifestanti sono arrivati dai diversi Stati del Paese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Da SVB a Deutsche bank: è il neoliberismo ad essere in crisi?

Dopo il caso della cessione della banca Credit suisse, anche in Germania le più grandi banche hanno visto un crollo del valore dei loro titoli, su tutte la Deutsche bank.