Too big to fail?
La giornata di ieri mette a nudo, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, il rapporto fra democrazia parlamentare e finanza. In cui la prima ha valore solo se funzionale alla seconda. L’annuncio del referendum proposto dal primo ministro greco, per far esprimere la popolazione sulle misure anticrisi, è bastato a far dire a tutti gli attori internazionali della finanza che in questo modo si mette a rischio la vita stessa dell’euro.
La Banca Mondiale per voce del presidente della World Bank, Robert Zoellick mette in guardia dal referendum che la Grecia intende effettuare dicendo che se dovesse sfociare in una bocciatura “sarà il bazar”. Mentre l’agenzia di rating Fitch dichiara che “Il referendum greco mette a repentaglio la stabilità e la vitalità stessa dell’euro”. Tradotto tutto questo significa che a decidere le sorti delle popolazioni è soltanto la finanza e che la catena di comando è in mano soltanto al mondo borsistico.
La tempesta di ieri scatenatasi sulle borse europee ne è l’esempio. Innescata dalla Grecia dopo che il primo ministro Papandreu ha annunciato che il nuovo piano di aiuti per il Paese sarà sottoposto a referendum, ha contagiato e schiantato le borse del Vecchio Continente e indebolito Wall street, con Piazza Affari la peggiore dei grandi listini europei.
Da questo scenario l’unica previsione che è possibile elaborare è quella che vede l’Italia, sullo stesso binario della Grecia, come prossima al default. La percezione dei mercati internazionali è che Roma stia mettendo in pericolo la tenuta dell’Europa e dell’euro, essendo ormai il vero anello debole dell’intera costruzione. Per cui se fino a poco tempo fa sentivamo dire che l’Italia è “too big to fail” da ieri, come ha dichiarato l’Ocse, questo non è più vero, e intanto giorno dopo giorno si avvicina la zona salvataggio, cioè il punto di non ritorno per cui l’Italia si deve affidare in toto nelle mani di altri. Qualche mente ancora fedele al mercato potrà dire che questo è catastrofismo, ma se è vero che il 7% di spread è considerato il limite tecnico invalicabile per cui un paese possa essere affidato alle cure dei piani di salvataggio, la realtà ci dice che questo limite si sta avvicinando con velocità costante visto che soltanto ieri lo spread era vicino al 6,3 %. Naturalmente sempre tenendo fermo il fatto che ci siano i fondi per un salvataggio dell’Italia. Se la democrazia, sottomessa al potere finanziario è diventata un concetto vuoto e buono soltanto per quanche appello all’opinione pubblica. E’ però importante costatare come grazie alla riappropriazione di questa parola: “democrazia diretta”, che i movimenti nord africani ed europei (democrazia real ya) sono riusciti a massificarsi. Per cui se eventi come quello di ieri mostrano quanto è nullo il concetto di democrazia parlamentare, diventa ancor più importante riscoprire e costruire esperienze di democrazia diretta. Abbiamo portato ad esempio il caso greco, ma basti pensare alla mancata applicazione del secondo quesito referendario sull’acqua, quello che vieta di mettere in bolletta una percentuale corrisposta al gestore come “remunerazione del capitale investito”, per capire quanto sia necessario anche nel nostro paese costruire processi di democrazia reale che non guardino al palazzo del parlamento ormai vuoto di ogni valore.
Bada Nasciufo
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