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Udine, ragazzo muore ammazzato dall’Alternanza Scuola-Lavoro

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 Pubblichiamo questo editoriale dalla viva voce di studenti e studentesse sulla morte di un giovane di 18 anni durante lo svolgimento dell’ultimo giorno dell’Alternanza Scuola – Lavoro…

Succede ieri che un ragazzo di 18 anni durante lo svolgimento del suo ultimo giorno di PCTO muore schiacciato da un tubo di metallo all’interno di un’azienda meccanica che produce bilance stradali.

Questo fatto ci restituisce una mappa chiara di tutte le terminazioni che compongono la piramide dello sfruttamento, modello Bel Paese.

“Come è stato possibile” non è la domanda che ci poniamo a differenza dell’Istituzione scolastica che mostra tutto il proprio cordoglio attraverso le ipocrite parole del Ministro Bianchi che si dichiara incredulo e addolorato dinnanzi alla tragedia. Per come la vediamo, questo fatto rappresenta a pieno ciò che attraverso i progetti di PCTO, la scuola vuole insegnarci. Non è strano che un lavoratore o una lavoratrice muoia a causa del lavoro; in Italia, nel 2021 abbiamo contato almeno 1404 morti sul lavoro e una tale cifra è da considerarsi un aspetto strutturale nell’organizzazione del lavoro suffragata dallo stato, un cavillo che su un livello alto viene preso in considerazione come un’incombenza inevitabile.

Se dunque l’obiettivo principale dell’alternanza è quello di renderci immediatamente incasellabili nel meccanismo produttivo, il Ministro dovrebbe darsi pacche sulla spalla insieme ai suoi predecessori per congratularsi di una così approfondita trasmissione di “competenze” (come piace chiamarle a loro), ci è molto chiaro come funziona la macchina.

Quelli che oggi fingono contrizione sono gli stessi che per anni attraverso i media e i giornali hanno costruito il clima che ha permesso che formazione e sfruttamento si sovrapponessero sempre di più, accusando i giovani di essere fannulloni, molli e imbelli. Dietro queste retoriche moralistiche c’era l’unico obbiettivo di strappare altro lavoro servile in qualche fast food o fabbrica e di disciplinare in anticipo la forza lavoro.

Lo diciamo da anni che quest’alternanza va abolita, non chiediamo di essere pagati mentre svolgiamo le ore obbligatorie di PCTO o di avere condizioni “migliori” mentre ci costringono a svolgere attività tendenzialmente inutili e degradanti perché non ci può essere compromesso che tenga nell’economia di un gioco che si svolge sulla nostra pelle.

Questa morte non va dimenticata, non può essere l’ulteriore numero che si inserisce all’interno dei grafici che la stampa fa uscire una volta all’anno per fare lo scoop sulle cosiddette “morti bianche”. Questa morte è rossa come il sangue che scientificamente scelgono di farci versare. Il nostro sangue è prezzo per il loro guadagno. Le lacrime da coccodrillo che versano mentre sono su una poltrona di pelle all’interno di una villa che hanno grazie al lavoro gratuito e insicuro che siamo costretti a svolgere, non possiamo accettarle. E’ il momento di tacere per loro e di alzare la nostra voce, per gridare che esistiamo e che questo presente, ed il futuro che ci propongono sono inaccettabili.

 

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