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Il 99% globale. Dal #15ott a Piazza Syntagma

Merkel e Sarkozy sono divenuti nuovamente Merkozy, hanno trovato l’intesa: 2000 miliardi per il piano salva banche e pezzi di sovranità sottratta anche formalmente alla Grecia, mentre il suo parlamento si appresta a varare una nuova manovra di austerità. Intanto inizia lo sciopero di 48 ore e piazza Syntagma, su cui si affaccia il parlamento d’Atene, diviene campo di battaglia tra decine e decine di migliaia di manifestanti che oltre a bloccare il paese in uno sciopero già riuscitissimo e ad occupare ministeri ed edifici pubblici oggi hanno deciso di raggiungere il palazzo del potere difeso da ingenti plotoni di polizia, il palazzo della cricca che decide chi e come deve sputare sangue a suon di crisi. Piazza Syntagma risponde a Piazza San Giovanni e viceversa, il proletariato giovanile rivoltato dalla precarietà e dall’austerità tenta di invertire il giro, si rivolta lui stesso, accogliendo tra le sue fila le molteplici istanze di lotta contro la crisi, per la dignità (e l’affermazione) del sapere e del lavoro vivo, per la giustizia sociale. Sono le giornate di lotta dei nostri tempi, della lotta transnazionale che unisce come hashtag le piazze del mondo, si tratti di una accampata o di un corteo diretto verso i palazzi della finanza o della politica il mondo grida “non ci rappresenta nessuno”, “que se vayan todos”, “la crisi non la paghiamo”.

E’ il 99% contro la crisi che emerge tra le barricate o tra le tende, è variegato e si mostra nella sua multiformità, e solo uno sciocco può pensarlo come materia da segmentizzare, da frazionare. Anche l’esperienza romana del 15 ottobre scorso ne è palese dimostrazione: la composizione sociale e politica del 99% non sopporta artifici posti a priori, il 99% punta ai palazzi del potere per piantare le tende e scrivere messaggi al mondo sulle loro pareti, il 99% si dissemina sui territori occupando gli spazi pubblici che vorrebbero essere sottratti dalla crisi per farne luoghi di produzione di autonomia. Questo è il 99% indignato transnazionale! Oggi in Grecia e ieri a Roma, con la differenza che a Roma non è stato possibile raggiungere i palazzi, già cancellati dalla mappa del movimento da un gruppetto di “organizzatori” e poi difesi dalle cariche della polizia a cui Piazza San Giovanni si è rivoltata.

Bisognerebbe essere capaci di porsi all’ascolto del cuore che batte nella composizione sociale del movimento invece di costruire (pessimi) artifici, consapevoli almeno in Italia che se gli metti le briglie poi devi aspettarti che lo slogan diventa il tuono di Piazza San Giovanni. E come potrebbe essere altrimenti dopo che il governo Berlusconi e le sue cricche hanno umiliato senza mai batter ciglio il sapere e il lavoro per anni, e che le futuribili prossime “elite” di governo hanno già in cantiere nuove violenze e oltraggi (come l’immediata richiesta della Legge Reale per bocca di Di Pietro ben annuncia). Sappiamo che potete farcela anche voi, intanto vi aiuta anche il Partito di LaRepubblica, oggi in Grecia per il giornale di Ezio Mauro i “blackbloc” erano già diventati “i ragazzi” e i “teppisti” tramutati in “giovani” in lotta contro la crisi. Se lo dicono loro…

 

Miguel del sol

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